I "Discorsi alla nazione tedesca" costituiscono una delle opere più originali della filosofia tedesca e rappresentano l'evoluzione in senso nazionalistico della filosofia politica di Fichte. Il tema dei "Discorsi", tale da sconcertare e impensierire i Francesi, è l'educazione. Il filosofo sostiene che il mondo richiede un nuovo approccio pedagogico al servizio della nazione per trasformare radicalmente la mentalità e, addirittura, la struttura fisica delle persone. Soltanto il popolo tedesco è in grado di promuovere la "nuova educazione" in virtù del carattere fondamentale che lo caratterizza, vale a dire la lingua, che non ha subito, a differenza dei popoli neolatini, trasformazioni ponendosi quindi come espressione della vita concreta e della cultura del popolo. Mentre per Francesi e Italiani, per effetto dei mutamenti linguistici propri della lingua neolatina, si è assistito alla frattura fra popoli, lingua e cultura, i Tedeschi sono gli unici a potersi considerare "il popolo per eccellenza". "Deutsch" significa "volgare" (da volgo) o "popolare". L'opera è da considerare patriottica e auspica l'avvento di una nuova generazione di tedeschi. La Germania, patria del luteranesimo e di Kant, risulta la nazione "eletta" a realizzare "l'umanità fra gli uomini".
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