I doveri degli alunni: versione tradotta di Quintiliano
Plura de offlcio. docentium locutus discipulos id unum interim moneo, ut praeceptores suos non minus quam ipsa
studia ament, et parentes esse non quidem corporum sed mentium credant. Multum haec pietas conferet studio; nam ita et libenter
audient et dictis credent et esse similes concupiscent, in ipsos denique coetus scholarum laeti alacresque convenient, emendati
non irascentur, laudati gaudebunt, ut sint carissimi, studio merebuntur. Nam ut illorum officium est docere, sic horum praebere
se dociles; alioqui neutrum sine altero .suflicit. Et sicut hominis ortus ex utroque gignentium confertur, et frustra sparseris
semina, nisi illa praemollitus foverit sulcus: ita eloquentia coalescere nequit nisi sociata tradentis accipientisque
concordia.
Dopo aver parlato tanto dei doveri dei maestri, questo solo voglio dire dei discepoli, che amino i
maestri non meno dei loro studi e che li ritengano genitori non dei corpi ma delle menti. Questo rispetto gioverà molto allo
studio, perché così li ascolteranno volentieri e crederanno alle loro parole e desidereranno essere simili a loro; allora lieti
e contenti si recheranno a scuola; ripresi non si arrabbieranno, lodati, proveranno piacere e si adopereranno perché siano
molto amati. Infatti, come dovere del maestro è insegnare, così dovere del discepolo è mostrarsi docile; del resto nessuna
cosa senza l’altra basta. E come la natura dell’uomo deriva da ambedue i genitori e invano spargerai i semi se non li
alimenterà il solco preparato in precedenza, così l’eloquenza non può crescere se non con lo sforzo concorde di chi dà e di
chi riceve.
Vedi anche:
Quintiliano: versioni tradotte e opere
- Scuole Superiori
- Letteratura Latina
- Versioni di Catone
- Quintiliano