I filosofi e la morte - Studentville

I filosofi e la morte

Plurimorum philosophorum nihil vivere aut mori intererat, neque ullam sepulturae curam habebant: nonne Theodori, Cyrenaei philosophi non ignobilis, constantiam admiramur? Nam, cum ei Lysimachus tyrannus crucem minaretur: «Ista horribilia» inquit «istis purpuratis tuis minitare, qui semper mortem doloremque timent! Theodori autem quid interest utrum in terra an sublime in aere putescat?» Socrates quoque, cuius sapientia maximi habebatur, cum de immortalitate animorum disputavisset iamque mortis tempus urgeret, rogatus a Critone ubi sepeliri vellet: «Multam» inquit «operam, amici, frustra consumpsi! Critoni enim nostro non persuasi me hinc post mortem avolaturum esse, neque mei hic quicquam relicturum. Verumtamen, Crito, si me adsequi potueris, ibi sepelito ut tibi videbitur. Sed, mihi crede, nemo vestrum, cum hinc excessero, me consequetur». Diogenes asperior fuit, ut Cynicus, qui proici se iussit inhumatum ubicumque terrarum. Tunc amici: «Volucribusne et feris te relinquemus?» «Minime – inquit -, sed bacillum apud me ponite, ut feras abigam!» «Quomodo poteris, si nihil senties?» «Minime, igitur, mea, qui nihil sentire potero, intererit quid laniatibus ferae corpori meo faciant.»

Versione tradotta

Alla maggior parte dei filosofi non importava affatto (nihil) vivere o morire, né avevano alcuna preoccupazione della sepoltura: non ammiriamo forse la forza d’animo di Teodoro, filosofo cirenaico non sconosciuto? Infatti, quando il tiranno Lisimaco gli minacciò la crocifissione, disse: «Minaccia tali torture ai tuoi cortigiani, che temono sempre la morte e il dolore! Per Teodoro che differenza fa marcire per terra o in aria (sublime in aere)?». Anche Socrate, la cui sapienza era stimata moltissimo (maximi habebatur), dopo aver discusso dell’immortalità delle anime, quando ormai era vicino il momento della morte, interrogato da Critone su dove volesse essere sepolto, disse: «Amici, mi sono dato molto da fare (multam operam… consumpsi) per nulla! Infatti non ho convinto il nostro Critone che dopo la morte volerò via da qui, né lascerò qua qualcosa di me. Però, Critone, se potrai raggiungermi, seppelliscimi dove ti sembrerà opportuno. Ma, credimi, nessuno di voi mi raggiungerà, una volta che sarò uscito da qui». Più rigido fu Diogene, che, da cinico qual era, ordinò di essere gettato in un luogo qualsiasi (ubicumque terrarum) senza sepoltura (lett. insepolto). Allora gli amici: «Ti abbandoneremo agli uccelli e alle fiere?». «Niente affatto - rispose -, ma mettetemi accanto un bastone, così che possa scacciare le fiere!». «In che modo potrai, se non avrai sensibilità (lett. sentirai nulla)?». «Allora, se non avrò sensibilità, non mi interesserà quel che le fiere faranno (lett. facciano) al mio corpo con i (loro) morsi».

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