Per la maggioranza dei giovani di oggi, il diciottesimo compleanno è il simbolo della libertà, dell’autonomia, del distacco dai propri genitori e dell’ingresso nell’età adulta. Molti, però, non percepiscono che il conseguimento della maturità non si può solo compiere attraverso il raggiungimento di obiettivi riguardanti la sfera del divertimento e del piacere, me è anche l’acquisizione di quel diritto – dovere che proietterà il ragazzo ad essere un elemento attivo nella società e alla partecipazione in modo diretto alla vita politica del paese.
Nei decenni precedenti, il giovane studente era l’emblema del coinvolgimento nella vita politica. È stato proprio grazie ai movimenti giovanili che oggi si sono raggiunti degli obiettivi in campo sociale e politico, basti pensare alle manifestazioni del '68 che hanno determinato profondi e rilevanti cambiamenti. Oggi, però, la situazione è mutata. Ma cos’è cambiato?
La causa principale di questo diffuso disinteresse si deve principalmente attribuire al sistema sociale in cui noi tutti siamo calati; sistema che predilige la tendenza a far prevalere le esigenze e gli interessi individuali su quelli collettivi. Il disinteresse nella vita politica è, inoltre, dovuto all’azione dei media che, badando principalmente alla gara spietata per l’audience, non propongono programmi che tentino di creare nel giovane una propria convinzione e una propria consapevolezza.
Molto diffuse sono, infatti, quelle trasmissioni che assopiscono le menti, che ci fanno recepire come spugne ciò che vogliono farci sentire, senza alcun confronto o dibattito che farebbe in modo che, non solo il giovane, ma anche l’intera popolazione si possa creare un proprio pensiero per poter esprimere il proprio voto.
Senza questa consapevolezza e quindi, attraverso l’esclusione dal dibattito politico, si accetterebbero passivamente tutte le proposte, senza rendersi conto se esse possono essere utili per l’intera popolazione.
Il giovane di oggi ha, dunque, ricevuto un’educazione tale da portarlo a una completa apatia nei confronti della politica, non riuscendo così a capire l’estrema importanza di operare delle scelte che avranno sicuramente le loro ripercussioni su tutti e, in modo particolare sugli stessi ragazzi che dovranno prendere in mano in un prossimo futuro le redini della società. Senza partecipazione alla vita del paese, che si manifesta attraverso l’astensione al voto, comincerebbe quindi a venir meno l’ideale di democrazia per il quale, per decenni, si sono battuti molti soggetti politici, ma che adesso inizia ad essere sottovalutato soprattutto dalle nuove generazioni.
I giovani, non avendo conosciuto cosa significhi vivere in un contesto antidemocratico ritengono che questo valore non debba essere salvaguardato, dato che non comprendono che questa forma di governo orami consolidato possa pian piano o improvvisamente venir meno. Partecipando attivamente alla vita politica dello stato, bisogna rendersi promotori e rappresentati di una volontà comune che altrimenti non potrebbe essere oggetto di discussione dalle autorità competenti. Anche il Capo dello stato interviene per incitare i giovani all’interesse per la collettività sottolineando che l’operare delle scelte da parte del popolo e quindi il non abbandonarsi a forme di qualunquismo, è espressione di civiltà.
Comunque al sostanziale disinteresse politico delle nuove generazioni vi sono delle eccezioni che ci rendono più fiduciosi per ciò che potrà accadere nel futuro. Basti pensare alle manifestazioni che hanno avuto come protagonisti i giovani universitari e che hanno coinvolto una buona parte della popolazione che si è battuta per la collettività. Con ciò non si cerca di trasmettere che qualunque forma di individualismo debba essere considerato negativo, ma se questo si trasforma in egoismo, in disinteresse verso il prossimo e per ciò che riguarda la società, allora bisognerebbe soffermarsi a riflettere su cosa ci si aspetta per il futuro.
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