Atque sic a summis hominibus eruditissimisque accepimus ceterarum rerum studia et doctrinà et praeceptis et arte constare: poetam natura valere, et mentis viribus excitari, et quasi divino spiritu inflari. Qua re suo iure noster ille Ennius sanctos appellat poëtas, quod quasi deorum dono atque munere commendati nobis sunt. Sit igitur, iudices, sanctum apud vos, humanissimos homines, poëtae nomen, quod nulla umquam barbaria violavit. Saxa et solitudines voci respondent, bestiae saepe immanes cantu flectuntur atque consistunt: nos, qui instituti sumus rebus optimis, non poëtarum voce moveamur? Homerum Colophonii civem esse dicunt suum, Chii suum vindicant, Salaminii repetunt, Smyrnaei vero suum esse confirmant, itaque etiam delubrum eius in oppido dedicaverunt: permulti alii praeterea pugnant inter se atque contendunt.
Versione tradotta
E così abbiamo appreso da uomini sommi e molto eruditi che gli studi di altre cose consistono nella dottrina, negli insegnamenti e nell'arte: il poeta si avvale del talento, e viene suscitato dalle forze della mente, come ispirato da un soffio divino. Perciò a buon diritto quel nostro Ennio chiama santi i poeti, poiché ci sono stati affidati come dono e favore degli dèi. Sia dunque, giudici, santo presso di voi, uomini umanissimi, il nome del poeta, che mai nessuna barbarie violò. Sassi e deserti rispondono alla voce, spesso bestie immani si piegano al canto e si fermano: noi, che fummo educati con ottimi principi, non ci commuoviamo con la voce dei poeti? I Colofoni dicono che Omero sia loro concittadino, gli abitanti di Chio rivendicano come loro, gli abitanti di Salamina lo reclamano, gli abitanti di Smirne, inoltre, giurano che sia loro, e così dedicarono nella città un suo santuario: moltissimi altri ancora si scontrano tra loro e lo contendono.
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