I problemi del Primo Dopoguerra - Studentville

I problemi del Primo Dopoguerra

Come furono affrontati i vari problemi durante il Primo Dopoguerra in Italia.

Le forze socialiste e cattoliche nonostante la vittoria, continuavano ad avere un atteggiamento critico nei confronti della classe liberale dirigente ed intendevano raggiungere il potere per portare al termine quelle riforme che la guerra non aveva permesso di realizzare.

La riforma principale a cui aspiravano, era quella agraria, cioè quella che prevedeva di dare ai contadini, che erano stati i principali combattenti, la proprietà della terra.

La classe liberale non poteva utilizzare la vittoria per aggregare il consenso dei diversi strati sociali da qui la nascita del Partito Popolare Italiano guidato da Don Luigi Sturzo.
Esso nacque principalmente per impedire in Italia un’avanzata del socialismo di tipo bolscevico. Il programma prevedeva la libertà di insegnamento, il riconoscimento dell’importanza dei valori religiosi e della famiglia. Chiedevano anche un sistema elettorale di tipo proporzionale e l’ampliamento del voto alle donne.

Sul piano economico cercavano di far si che le classi sociali invece di lottare tra di loro cooperassero per trovare insieme soluzioni vantaggiose per esempio per la riforma agraria.
I leader più rappresentativi del Partito Sociale Italiano alla fine della guerra vennero messi in minoranza. L’area massimalista il 18 dicembre 1918 rifiutando accordi con il governo borghese pose all’ordine del giorno “Istituzione della Repubblica sociale e dittatura del proletariato”.
Il giornale “Ordine nuovo” credeva che fosse fondamentale trasportare all’interno della classe operaia italiana il modello dei Soviet ed organizzare consigli di fabbrica capaci in breve tempo di autogovernare le aziende.

La crescita della disoccupazione seguita a ruota dalla aumentata inflazione non penalizzo moltissimo i lavoratori dell’industria grazie ai loro sindacati. Là dove i sindacati non esistevano come ad esempio nel settore agrario, lì la crisi si fece sentire abbastanza. Anche i ceti a reddito fisso vennero penalizzati e i borghesi che in tempo di guerra avevano ricoperto cariche importanti adesso si sentivano solo opachi lavoratori.

Nacque l’Associazione Nazionale Combattenti con l’obiettivo di dare voce alle aspettative dei combattenti pur restando estranea ai partiti.
Mussolini, a Milano, fece nascere i fasci di combattimento. Il suo programma parlava di Repubblica, di suffragio universale e di ordinamento sociale corporativo. Voleva pure la formazione di un unico “superpartito” chiedeva inoltre che la giornata lavorativa fosse di 8 ore. Difendeva chiunque avesse combattuto la guerra, facendosi considerare nemico dei socialisti e neutralisti in genere mostrando verso questi i lati più aggressivi e arrivando anche all’incendio dell’“Avanti!”. La difesa della guerra e l’idea della vittoria mutilata fecero guadagnare ai fascisti ampi consensi.

Differentemente i Democratici volevano abbandonare ogni idea espansionista per dedicarsi maggiormente a rapporti di amicizia con gli stati neonati.
Orlando e Sonnino a Versailles non riuscirono a prendere Istria e Dalmazia e preferirono lasciare la sede come segno di protesta. I trattati di pace continuarono ugualmente e le colonie tedesche vennero divise tra Francia ed Inghilterra. Quando Orlando e Sonnino furono costretti a tornare era stato tutto già deciso, all’Italia non restava che restare delusa e soprattutto umiliata.

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