Barbari, consilio Romanorum cognito, praemisso equitatu et essedariis, nostros navibus egredi prohibebant. Quod ubi Caesar animadvertit, naves longas paulum removeri ab onerariis navibus et remis incitari et ad latus apertum hostium constitui, atque inde fundis, sagittis, tormentis hostes propelli ac submoveri iussit: quae res magno usui nostris fuit. Nam et navium figura et remorum motu et inusitato genere tormentorum permoti barbari constiterunt, ac paulum modo recesserunt. At nostris militibus cunctantibus, maxime propter altitudinem maris, qui decimae legionis aquilam portabat, «Desilite exclamavit commilitones, nisi vultis aquilam hostibus prodere: ego certe meum reipublicae atque imperatori officium praestitero». Hoc cum magna voce dixit et se ex navi proiecit; tum nostri universi ex navi desiluerunt.
Versione tradotta
I barbari, intuite le intenzioni dei Romani e mandati avanti la cavalleria e gli essedari, impedivano ai nostri lo sbarco. Quando se ne accorse, Cesare stabilì che le navi da guerra si staccassero un po' dalle imbarcazioni da carico e che, (accelerando) a forza di remi, si disponessero sul fianco scoperto del nemico e ordinò che di là, con fionde, archi e baliste, gli avversari fossero investiti e costretti alla ritirata: la manovra (lett. la qual cosa) si rivelò molto utile per i nostri. I barbari, infatti, colpiti dalla forma delle navi, dal movimento dei remi e dal singolare aspetto delle macchine da guerra, si arrestarono e ripiegarono leggermente. Ma, dato che i nostri soldati esitavano, soprattutto per la profondità delle acque, l'aquilifero della decima legione gridò: «Saltate giù, commilitoni, se non volete consegnare l'aquila al nemico: per conto mio, io avrò fatto il mio dovere verso la Repubblica e il generale». Disse ciò a gran voce e saltò giù dalla nave; allora i nostri si gettarono tutti dalla nave.
- Letteratura Latina
- Lingua Viva 2
- Versioni dai Libri di Esercizi