Equi, asini et aliae bestiae olim silvas habitabant et in agris errabant. Equus in agro teneras herbas sumebat cum aliis bestiis. Olim equus, quod cervus herbas flagitabat et equum vexabat, ei dixit: «Liber sum atque agri dominus et cibum sumere possum. Itaque, cerve, invidus es». Tum equus se viri tutelae commendavit. Vir autem equum infrenavit et in eum insiluit; paulo post cervus ab equo superabatur et fugabatur. Itaque equus iniuriam vindicavit, sed non iam liber ac laetus erravit.
Versione tradotta
I cavalli, gli asini e le altre bestie un tempo abitavano i boschi ed erravano nei campi. Il cavallo mangiava i teneri germogli nel campo con le altre bestie. Una volta il cavallo, dato che il cervo pretendeva i germogli e maltrattava il cavallo, gli disse: "Io sono libero e padrone del campo e posso prendere il cibo. Pertanto, oh cervo, sei invidioso".
Allora il cavallo si affidò alla tutela dell'uomo.
L'uomo invece mise le briglie al cavallo e balzò su di lui; poco dopo il cervo era superato dal cavallo ed era messo in fuga. E così il cavallo vendicò l'oltraggio, ma da quel momento non errò libero e felice.
- Letteratura Latina
- La Lingua delle Radici 1
- Versioni dai Libri di Esercizi