Olim superbus equus in rivi vado aquam bibebat. Aper autem aquam turbabat. Equus frustra aprum magnis contumeliis obiurgabat; igitur a viro auxilium petit contra feram. Vir libenter et sollicite annuit, in equum insilit, ad rivum appropinquat et telis aprum interficit. Deinde cum gaudio dicit: “Nunc et magnam praedam habeo et commodum servum. Equus domino aptus atque opportunus erit: enim impedimenta, sarcinas, arma vehet”. Itaque mox equo freni imponuntur. Tum equus animo sic cogitat: “Mea stultitia affligor: vindictam quaero et dominum invenio!”.
Versione tradotta
Un giorno un cavallo orgoglioso beveva l'acqua nel guado di un ruscello. Ma un cinghiale sporcava l'acqua. Invano il cavallo rimproverava il cinghiale con grandi insulti; pertanto chiede aiuto all'uomo (lett. "da parte dell'uomo") contro l'animale feroce. L'uomo acconsente volentieri e prontamente, sale sul cavallo, si avvicina al ruscello e uccide il cinghiale con delle armi. In seguito dice con soddisfazione: "Ora ho in mano sia una cospicua preda, sia un utile (adatto) servo. Il cavallo è adatto al padrone e sarà propizio: infatti trasporterà bagagli, fardelli, armi". E così subito al cavallo sono applicate le briglie. Allora il cavallo così pensa fra sé e sé (/in cuor suo): "Sono stato abbattuto dalla mia stupidità: cerco di ottenere la vendetta e trovo un padrone".
- Letteratura Latina
- La Lingua delle Radici 1
- Versioni dai Libri di Esercizi