Primo vespere equus magnus et superbus currebat in via et vidit asinum fessum qui magna sarcina laborabat. “Recede – dixit – ego magnus clarusque equus sum, tu parvus et stultus asellus es”. Recessit asinus et tacuit. Aliquot post menses a domino equus labore fessus missus est ad villam, ubi fimum deposuit quod ab agricolis axcipiebatur. Videt equum asinus, qui dicit: “Ubi superbia tua est? Vita tua mala miseraque est, libertatem non habes, dominus te non curat, solus es nec comites habes”. Fabula monet: fortuna varia est; superbi homines, si miseros despiciunt, futurum timere debent.
Versione tradotta
Sul far della sera un grande e superbo cavallo correva per la strada e vide un asino stanco, che faticava per i carichi pesanti. "Spostati - disse - io sono un grande e illustre cavallo, tu sei un piccolo e stupido asinello". L'asino si spostò e tacque. Dopo alcuni mesi il cavallo, stanco per il lavoro, fu mandato dal padrone alla fattoria, dove scaricò il letame che veniva raccolto dai contadini. L'asino vede il cavallo, e dice: "Dov'è la tua superbia? La tua vita è brutta e misera, non hai libertà, il padrone non si preoccupa di te, sei solo e non hai amici". La favola ammonisce: la fortuna è mutevole; gli uomini superbi, se disprezzano i miseri, devono temere il futuro.
- Letteratura Latina
- Lingua Viva 1
- Versioni dai Libri di Esercizi