Ad fontem cervus, postquam biberat, restitit et in liquore vidit imaginem suam. Dum laudat ramosa cornua crurumque nimiam tenuitatem vituperat, subito venatores cum canibus perveniunt et timidum animal terretur. Cervus per agros fugit et canes elusit. Silva tum illum excepit: sed arborum rami longa cornua retinent et cervum impediunt. Mox a saevis canibus miserum animal laceratur. Tum cervus dixit: “O me miserum, qui nunc demum intellego: crura despexi, sed magna fuit eorum utilitas, ramosa cornua laudavi, quae nunc causa mei exitii sunt.
Versione tradotta
Un cervo, dopo aver bevuto, si fermo alla fonte e vide nella limpidezza (dell'acqua) la sua immagine. Mentre loda le corna ramose e disprezza la troppa magrezza delle gambe, all'improvviso giungono i cacciatori con i cani e il timido animale si spaventa. Il cervo fugge per i campi e disperde i cani. Allora la selva lo accoglie: ma i rami degli alberi trattengono le lunghe corna e ostacolano il cervo. Subito il povero animale viene sbranato dai cani feroci. Allora il cervo disse: "O povero me, che soltanto adesso capisco: ho disprezzato le gambe, ma grande fu la loro utilità, ho lodato le corna ramose, che ora sono causa della mia morte.
- Letteratura Latina
- Lingua Viva 1
- Versioni dai Libri di Esercizi