Il Decameron, un nuovo mondo per le donne - Studentville

Il Decameron, un nuovo mondo per le donne

Tema svolto sul ruolo della donna nel Decameron di Boccaccio.

Il Decameron, opera conosciuta in tutto il mondo, è stata scritta da Boccaccio subito dopo la fine della peste che colpì Firenze dalla primavera all’autunno dell’anno 1348. Per quanto riguarda la fine dell’opera, la critica non possiede una data certa, essa oscilla tra il 1351 e il  1353.
L’opera affronta molti temi (amore, sesso, religione …) utilizzati per richiamare l’attenzione dei lettori: donne, mercanti e vari ceti sociali, ma il lettore al quale è dedicata quest’opera è la donna. Troviamo infatti il riferimento a Galeotto che introduce il tema dell’amore, come Galeotto aiutò Lancillotto, così il libro deve  aiutare a consolare le donne suggerendo comportamenti capaci di dare una soluzione positiva alle loro pene d’amore.
All’amore è ispirata la maggior parte delle novelle. L’associazione tra le donne e l’amore è esplicita fin dall’inizio, come è esplicita la volontà dell’autore di mettersi dalla loro parte.
Le donne che amano costituiscono il pubblico privilegiato a cui si rivolge direttamente l’autore nell’introduzione.
Con Boccaccio le donne, per la prima volta nella nostra letteratura, acquistano dignità di personaggi e una pluralità di esistenze concrete e differenziate secondo l’appartenenza ai vari ceti sociali.
La donna non solo è oggetto, ma anche soggetto di desiderio. Lei è anche capace di coraggio, dà prova di ingegno e di virtù, ma la sfera della sua azione è sempre limitata all’ambito erotico.
La donna del Decameron, non è più la donna – angelo: è la donna borghese che unisce la naturalità del popolo alla nobiltà d’animo cortese, l’amore all’intelligenza e all’ingegno.
Come sappiamo nel Medioevo la donna non veniva considerata nella società, il suo unico dovere era quello di crescere i figli e stare in casa senza avere nessun diritto.
Nell’autodifesa, Boccaccio ribadisce di voler rimanere fedele alle donne, cioè alla tematica amorosa: le Muse sono le donne, non più intermediarie tra l’uomo e Dio, ma tra lo scrittore e la poesia. Boccaccio si difende dall’accusa di aver descritto situazioni poco convenienti con parole poco convenienti osservando anzitutto che “la qualità” stessa delle novelle lo ha richiesto, la forma doveva essere coerente con la materia.
Nella conclusione dell’opera, Boccaccio, rivolgendosi di nuovo alle “nobilissime giovani” destinatarie dell’opera afferma in sostanza l’autonomia morale della letteratura e previene in questo modo le eventuali critiche di immoralità; infatti se ha descritto situazioni e usato termini che paiono sconvenienti, lo ha fatto per esigenze di realismo e per adeguare il linguaggio alla materia.
Il Decameron si chiude con l’esempio di Griselda (simbolo di una femminilità agli antipodi di quella di Ghismunda e in contrasto con quella delle altre figure femminili dell’opera) totalmente passiva e sottomessa alla “matta bestialità” della sopraffazione maschile.
Ma anche qui i rapporti personali e familiari sono talmente esasperati da conferire all’atteggiamento di Griselda il valore di un’alternativa morale.

  • 200 e 300
  • Decameron di Boccaccio
  • Boccaccio
  • Letteratura Italiana - 200 e 300

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