Nox erat et per omnes terras animalia fessa,alites et pecuda,sopor altus tenebat,cum pater Aeneas,tristi bello turbatus,in ripa Tiberis sub gelido caelo procubuit ut fessis membris quietem daret.Ei deus Tiberinus inter populeas frondes apparuit:tenui carbaso velabatur et crines eius tegebantur umbrosa arundine.Tum sic dixit: <>.Nox erat et per omnes terras animalia fessa,alites et pecuda,sopor altus tenebat,cum pater Aeneas,tristi bello turbatus,in ripa Tiberis sub gelido caelo procubuit ut fessis membris quietem daret.Ei deus Tiberinus inter populeas frondes apparuit:tenui carbaso velabatur et crines eius tegebantur umbrosa arundine.Tum sic dixit: <>.
Versione tradotta
Era notte e per tutta la terra (letteralmente è plurale) un sonno profondo prendeva gli animali stanchi, gli uccelli, le greggi, allorché il padre Enea, sconvolto per la sfortunata guerra, si gettò sotto un gelido cielo sulla riva del Tevere per dare riposo alle stanche membra. Gli apparve tra le fronde di pioppo il dio Tiberino: era velato di un lino leggero ed i suoi capelli erano coperti da unombrosa canna. Allora disse così: O figlio della dea Venere, che dallAsia qui trasporti la città di *****, qui sarà per te la nuova sede! Ti ammonisco a non allontanarti e a non temere i pericoli della guerra. Troverai una grande scrofa bianca sotto i lecci della spiaggia, sdraiata a terra che allatta i suoi trenta, bianchi cuccioli. Dopo trentanni lì il tuo Ascanio fonderà una città e la chiamerà Alba. Io sono il biondo Tevere, fiume che gli dei amano. Qui è la mia grande casa, donde verrà la civiltà romana
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