Cicero Attico s. d.
Accepi aliquot epistulas tuas, ex quibus intellexi quam suspenso animo et sollicito scire averes quid esset Romae novi. Tenemur undique neque iam, quominus serviamus, recusamus, sed mortem et eiectionem quasi mala maiora timemus, quae multo sunt minora. Atque hic status, qui una voce omnium gemitur, neque facto neque verbo cuius quam sublevatur. Unus loquîtur et palam adversatur, adulescens Curio. Huic plausus maximi, consalutatio forensis perhonorifica, signa praeterea benevolentiae permulta a bonis impertiuntur. His ex rebus non spes sed dolor est maior, cum videas civitatis voluntatem solutam, virtutem adligatam. Hac tamen in oppressione sermo in circulis dumtaxat et in conviviis est liberior quam fuit. Vincere incipit timorem dolor, sed ita ut omnia sint plenissima desperationis. Vale.
Versione tradotta
Cicero saluta Attico
Ho ricevuto alcune tue lettere, dalle quali ho appreso con quanta preoccupazione e attenzione danimo desideravi sapere quali novità ci fossero a Roma. Siamo ormai controllati da tutte le parti e non rifiutiamo di essere utili, ma temiamo la morte e lesilio come i mali più grandi, cose che hanno importanza molto minore. E questa condizione, che unanimemente è lamentata, non è attenuata da fatti e parole di nessuno. Un solo uomo parla e si oppone apertamente, il giovane Curione. A costui gli uomini onesti concedono grandissimi applausi, il molto prestigioso saluto nel foro e inoltre moltissimi altri indizi di benevolenza. Da ciò non la speranza, ma il dolore è più grande, quando vedi che il volere della città si è dissolto e il valore incatenato. Tuttavia, in questa sopraffazione si può parlare solo nelle riunioni private e nei banchetti più liberamente di quanto sia mai accaduto. Il dolore incomincia ad avere la meglio sulla paura, ma in modo che ogni cosa è stracolma di disperazione. Stai bene.
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