È di Jerome David Salinger Il giovane Holden, un’opera del 1952 veramente ricca di significati e di spunti di riflessione. Un adolescente in cerca di modelli di comportamento da emulare, di convenzioni da assimilare, di coetanei coi quali crescere e condividere la gioia di un’età da tanti vagheggiata come la più spensierata: di tutto questo non v’è traccia in questo romanzo.
Un romanzo iniziatico e a suo modo picaresco si potrebbe definire Il giovane Holden. Il protagonista di quella che si rivela essere una ribellione di pochi giorni è uno studente sedicenne di estrazione alto-borghese che, alla vigilia delle vacanze natalizie, scopre di essere stato bocciato e che dovrà quindi trasferirsi per l’ennesima volta in un altro college. Questo ragazzo che ammette di essere un “lavativo” e un “bugiardo”, in realtà coltiva la passione per le grandi letture: “Quelli che mi lasciano senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”.
Ma il problema di Holden è che non ama condividere la sua cultura ed i suoi interessi con gli altri. Men che meno con il compagno di stanza, Strandlater, che lo congeda con un bel pugno sul naso. Lasciandosi quindi alle spalle i tristi ricordi, Holden abbandona il college e prende il treno alla volta di New York, con il proposito di trascorrere tre giorni in libertà per poi tornare a casa per Natale pronto a ricevere tutta l’ira, chissà se vera o fasulla, dei genitori.
Da questo momento in poi ha inizio il vagabondare del giovane Caulfield. “Da un vecchio professore all’altro, dalla madre di un odioso compagno di college a una coppia di suore, da un’antica fiamma a una giovane prostituta, da un ex compagno di studi alla “folla solitaria” dell’anonima metropoli notturna, fino agli incontri clandestini e liberatori con la sorellina minore Phoebe, il viaggio iniziatico del giovane Holden si dipana come un fluire della coscienza, un abbandonarsi alle sensazioni. Tutt’intorno, si stendono il grande nulla d’America, il vuoto dei sentimenti e delle azioni, quell’onnipresente essere fasullo che tanto oprime il protagonista.” (G.Fink).
Sono molti gli autori che trattano il tema dell’outsider, del ragazzo cattivo, e questo clima alto-borghese, questo Natale alle porte che dovrebbe essere visto come l’incontro di tutta la famiglia e la ricostituzione della pace, questo giovane da un’indole particolare ricorda l’immagine di Demian, un personaggio fondamentale che troviamo nell’omonimo Demian di Herman Hesse. Anche se Demian non assomiglia per molti aspetti ad Holden, è comunque un personaggio carico di fascino e di una personalità fortissima. In ogni caso la figura dell’outsider è una figura molto interessante, è colui che rifiuta le convenzioni e ricerca quella frontiera, quello spazio ancora aperto e libero da regole e steccati, che è diventato un luogo utopico, trasferito dalla concretezza geo-politica e storica alle dinamiche dell’immaginazione e del sogno.
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