In ogni situazione della nostra vita ci domandiamo se ciò che abbiamo scelto o stiamo facendo sia la cosa giusta, se ci renderà veramente felici o se invece si tratta solo di un tremendo errore. La scelta del percorso lavorativo è uno dei più grandi dilemmi dell’essere umano. Il percorso inizia già dalla scuola, ma in giovane età è difficile avere una chiara idea di quali siano tutte le professioni e quale fra queste sia quella che ci soddisferà in pieno. Quindi c’è chi è fortunato, e intraprende subito la via adatta a lui, c’è chi si accorge di aver sbagliato tutto e cambia rotta, c’è chi invece si adatta e alla fine si appassiona a ciò che gli rimane.
Ma c’è anche chi, in età adulta, ancora si chiede quale sia il lavoro adatto a lui, e attraversa una fase, più o meno lunga, in cui prova un’intensa angoscia, perché non sa quale percorso intraprendere. E’ questo il periodo che ci offre la possibilità di scavare fino in fondo nel nostro mondo interiore, in modo da riuscire a capire le nostre paure, incertezze, titubanze. Sicuramente è un momento di confusione e smarrimento, che però ci offre la possibilità di capire quali siano le nostre attitudini.
A volte il problema di fondo non è solo cosa si ha il piacere di fare e ciò che si spera di ottenere, ma cosa si possa offrire e si sappia fare. Se infatti notiamo di saper fare bene qualcosa, ci sentiamo subito soddisfatti, con un senso di ricchezza e pienezza che ci dà più motivazione a scegliere una strada piuttosto che un’altra. Quando abbiamo intrapreso il cammino, durante il percorso possiamo accorgerci che la via intrapresa non era quello che desideravamo, e subentrano momenti di infelicità e di ansia. Si cerca allora di cambiare lavoro, ed è giusto seguire il proprio istinto. Vivendo in questa situazione spiacevole, di ansia, si valuta quello che è bene e quello che è male per noi, e questa fase è un’opportunità di crescita e maturazione.
Analizziamo i nostri comportamenti, le idee, i pensieri, le nostre aspettative. Diventando consapevoli di ciò che siamo costruiamo le fondamenta per un eventuale cambiamento. La professione che decidiamo di intraprendere allora diventa lo specchio del nostro Io e della nostra personalità.
Ci si può concentrare sul presente e fare attenzione ad ogni nostro singolo gesto, e al nostro rapporto con i colleghi, con i capi, alle nostre reazioni riguardo ordini impartiti e mansioni assegnate. Attraverso l’analisi di questi comportamenti possiamo capire il grado di soddisfazione che percepiamo durante il lavoro, e se le sensazioni sono positive possiamo essere sicuri di aver fatto la scelta giusta. Inoltre, bisogna stare attenti a comprendere se lavoriamo per un nostro appagamento o perché ci piace essere elogiati e ricompensati. Dobbiamo capire se agiamo secondo le nostre possibilità oppure ci riempiamo di lavoro senza terminare bene una sola mansione. Bisogna analizzare se quello che stiamo facendo ha un’importanza primaria per noi o è solo qualcosa che è necessario fare urgentemente, e infine dobbiamo riuscire a capire se siamo in grado di collaborare con i colleghi oppure non riusciamo a fidarci di loro.
La soddisfazione nasce nel momento in cui lavoriamo per noi stessi, per il nostro appagamento e la nostra realizzazione, per puro piacere, e non per l’immagine sociale che ne ricaviamo. Vivendo in questo modo la professione, questa diventa un’opportunità per conoscerci di più, crescere e diventare consapevoli di quello che siamo e vogliamo.
Molte domande pervadono le nostre menti durante il lavoro. Ci chiediamo quali fossero le nostre aspettative quando abbiamo scelto questa attività, quali risultati ci aspettavamo. Riflettendo riusciamo a trovare le risposte.
Un fattore di grande importanza è riuscire a comprendere che non bisogna essere convinti di poter bastare a sé stessi, perché il lavoro si colloca in una grande prospettiva sociale e in un contesto in cui è costantemente presente l’imprevedibilità. La collaborazione e il rapporto con i colleghi sono fondamentali nel lavoro, per riuscire a portare a termine gli obiettivi prestabiliti.
Inoltre è opportuno mantenere le distanze dai risultati e non identificarsi con essi: in questo modo il nostro appagamento sarà maggiore.
Infatti, pensando solo ai risultati significa far dipendere la propria certezza da un qualcosa che è esterno a noi, quindi di insicuro e temporaneo. Nel contesto lavorativo le sfide sono una costante, così come nella vita di tutti i giorni, ma quello che è più importante è come esse vengono affrontate: gli ostacoli vanno superati, le opportunità vanno prese al volo.
Il vero appagamento nasce dalla consapevolezza di aver dato il massimo e aver fatto del proprio meglio. Sfruttando le nostre doti e le nostre potenzialità arricchiremo la nostra crescita personale.
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