Apud Phaedrum hanc fabellam legimus. Olim leo, omnium animalium princeps, pinguem vitulum in silva captum ante latibulum suum voraturus erat. Intervenit latro, qui illac transibat, et partem animalis, ut famem placaret, a leone petivit, sed leo: «Tibi partem vituli darem – inquit – nisi avidus improbusque esses: nam alios homines praedaris et totam praedam tibi soli tenes!»; sic latronem reiecit. Forte in eundem locum pervenit innoxius viator qui, beluam videns, perterritus pedem rettulit. Tum leo placidus: «Ne timueris, amice, – inquit – sed appropinqua. Tibi libenter ob modestiam probitatemque tuam partem praedae meae dabo et tu aequo animo accipe!». Statimque vitulum divisit et partem viatori dedit.
Versione tradotta
In Fedro leggiamo questa favola. Una volta un leone, re di tutti gli animali, stava per divorare un grosso vitello catturato nel bosco davanti alla sua tana. Sopraggiunse un brigante, che passava di là, e chiese al leone una parte dell'animale per placare la fame, ma il leone: «Ti darei una parte del vitello - disse - se non fossi avido e improbo: infatti derubi gli altri uomini tieni per te solo tutto il bottino!»; così scacciò il brigante. Per caso, nello stesso luogo, giunse un innocuo viandante che, vedendo la belva, indietreggiò spaventato. Allora il leone calmo: «Non temere, amico, - disse - ma avvicinati. Ti darò volentieri una parte della mia preda, per la tua modesta e probità, e tu accetta con animo sereno!». E subito divise il vitello e ne diede una parte al viandante.
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