IL LINGUAGGIO VERBALE E NON VERBALE IN PSICOLOGIA. Col termine linguaggio ci riferiamo a una forma di comunicazione, organizzata sulla base di un insieme di regole ben definite, finalizzata alla trasmissione di informazioni attraverso l’uso di mediatori simbolici. La lingua, elemento centrale della comunicazione verbale, trova alle sue fondamenta la grammatica. Questa consiste in un sistema normativo che definisce il modo in cui possiamo esprimerci e che a sua volta è composto da fonetica, semantica, sintattica e pragmatica; la prima riguarda l’abilità di articolare i suoni, la seconda riguarda la conoscenza dei mediatori simbolici e dei significati che ci consentono di riferirci a un oggetto ( nel caso del linguaggio verbale, il mediatore simbolico è la parola), la terza si riferisce a un gruppo di regole sulla quale si basa la combinazione delle parole per formare strutture complesse ( i periodi ), la quarta si occupa dello studio delle parole in relazione al contesto nel quale vengono utilizzate.
COMUNICAZIONE VERBALE E NON VERBALE: TEORIE. Ma come vengono acquisite le competenze linguistiche?
- La Teoria dell’apprendimento considera l’acquisizione del linguaggio come conseguenza del rinforzo e del condizionamento (ricordarsi delle prime ricerche nell’ambito del comportamentismo ) del suo utilizzo: in questa prospettiva, il genitore gratifica il bambino quando emette suoni simili a quelli del linguaggio e, di conseguenza, ne favorisce la ripetizione. Successivamente il modellamento concretizzerà tale somiglianza nello sviluppo di un linguaggio sempre più affine a quello adulto.
- La spiegazione innatista si rifà alle teorie di Noam Chomsky secondo cui tutte le lingue del mondo si basano su una grammatica universale; il bambino dispone quindi di una base biologica ( il dispositivo innato per l’acquisizione del linguaggio ) con cui scoprire il linguaggio e comprendere la sua struttura. La competenza viene, quindi, prima dell’esecuzione: il bambino semplicemente possiede delle regole di riferimento che però non sa usare.
- Alle teorie avanzate da Chomsky si oppongono, sulla base delle osservazioni di Piaget nell’ambito della psicologia dello sviluppo ( ricordare l’acquisizione della capacità simbolica, la comparsa della rappresentazione dell’oggetto ), le tesi interazioniste e cognitive; queste considerano l’acquisizione del linguaggio come necessariamente dipendenti dallo sviluppo cognitivo dell’individuo e dalle sue capacità sociali.
LA COMUNICAZIONE NON VERBALE: TEORIE. DELLA PSICOLOGIA. Ma la comunicazione non si esaurisce nel linguaggio verbale; sul piano relazionale è la comunicazione non verbale al centro dell’attenzione. Essa riguarda l’espressione di informazioni cosi come di stati d’animo, e consiste in segnali che consentono di fare inferenze. Un amico potrà comprendere la tua gioia o la tua tristezza non solo dalle parole dette, ma anche dall’espressione del viso, dalla postura, dalla gestualità, dal tono di voce, dalla respirazione. La comunicazione non verbale presenta infatti un certo grado di universalità in funzione del fatto che i fenomeni attraverso cui si manifesta (indicatori posturali o vocali, ad esempio) hanno basi neurobiologiche determinate dalla trasmissione genetica. A tal proposito, Paul Ekman, sulla base delle teorie darwiniane, ha individuato delle emozioni di base e ha ipotizzato l’esistenza di sistemi nervosi specifici per specifiche emozioni la cui espressione, pur potendo variare in base alle regole di esibizione, risulta essere universale. Ciò non toglie che la comunicazione non verbale può essere , entro certi limiti, comunque soggetta a controllo individuale e presentare quindi un certo grado di variabilità; essa infatti non può essere compresa senza considerare che le sue manifestazioni sono connesse al contesto ( possono essere tipiche di una cultura o di una relazione ) in cui si presentano. Si tratta, inoltre, di comprendere una forma comunicativa che coinvolge diversi indicatori appartenenti a diversi sistemi, in quanto il linguaggio non verbale può coinvolgere assieme, ad esempio, il sistema vocale ( lo sbadiglio e lo starnuto appartengono a questo sistema, così come le pause e il ritmo dell’eloquio ), il sistema cinesico
( che coinvolge i movimenti del corpo ) e il sistema prossemico ( che riguarda l’organizzazione dello spazio e del suo utilizzo ).
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