Nell’Institutio oratoria Quintiliano delinea la figura ideale dell’oratore, descritto come “vir bonus dicendi peritus”, vale a dire come un cittadino impegnato nella vita politica a difesa dell’interesse dello Stato, vale a dire della “communis utilitas”. La peritia nel parlare risponde a un rifiuto sia dell’atticismo, considerato troppo semplice, sia dell’arcaismo; a una maggior condanna è sottoposto lo stile modernizzante, caratterizzato da concettismo e abbondanza di sententiae. Tale stile infatti è accusato di essere privo di senso della misura e di perseguire come scopo principale la voluptas e non la persuasione dell’uditorio. L’oratore deve improntare la sua opera alla moderazione e collaborare con lo stato. In queste affermazioni notiamo la mancanza di una prospettiva storica: Quintiliano sembra dimenticare che, sotto il principato, non era più possibile per il popolo e per il senato influire sulle decisioni politiche.
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