Il Neoclassicismo
Il Neoclassicismo è un vasto ed articolato movimento culturale che si esprime in letteratura, arte, architettura e filosofia: si sviluppa a partire dalla metà del 700 e resiste fino alla fine dell’ 800 confluendo in forme sempre più diverse e nuove.
Il termine svela la diretta relazione esistente tra questa tendenza culturale e il classicismo antico: il gusto e l’espressione vogliono infatti recuperare una tradizione secolare, ma vi inseriscono spunti ed idee nuove, il che giustifica l’aggiunta del “neo” davanti al nome “classicismo”.
I diversi tipi di Neoclassicismo
Il movimento s’estende in tutta Europa e si concentra su aspetti diversi, dando vita a differenti Neoclassicismi.
Negli ultimi decenni del 700 le scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano avevano sollevato la curiosità e l’ammirazione per le forme dell’arte classica: un Neoclassicismo arcadico e archeologico si diffuse all’interno della letteratura tardo-arcadica e si espresse nella predilezione per argomenti mitologici, nel gusto per raffigurazioni linearmente nitide, armoniose e dal forte rilievo visivo e nell’interesse per la bellezza erotica di gusto alessandrino propria dei mosaici antichi. Alle scoperte archeologiche si aggiunsero gli studi approfonditi di arte classica, che suscitarono un vagheggiamento entusiastico e un’adorazione per le civiltà antiche e per la bellezza. In tal senso fu di importanza fondamentale il contributo dell’archeologo, storico e studioso tedesco Johann Joachin Winckelmann (1717-1768): nelle sue opere ( in particolare nei “ Pensieri sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura” del 1755 e in “ Storia dell’antichità” del 1763) sostenne che l’arte greca aveva realizzato l’ideale del bello assoluto ed eterno.
Essenza di tale bellezza erano una “nobile semplicità” e una “ calma grandezza” che scaturivano dal dominio delle passioni e dall’armonia interiore: per Winckelmann l’arte e la letteratura dovevano mirare al bello ideale proprio basandosi su questi principi, al fine di trasformare la realtà contingente in forme perfette, prive di elementi eccessivi o grezzi, pacate in linee, suoni e espressioni di sentimenti. Per lo studioso tedesco la bellezza non escludeva affatto le passioni, ma le doveva mitigare in una superiore compostezza.
A questo modo di guardare all’antico si aggiunse il Neoclassicismo rivoluzionario. I protagonisti della Rivoluzione francese del 1789 vedevano in Atene, Sparta e Roma un modello di vita repubblicana libera, casta, virtuosa e vincente, che desideravano recuperare e far rivivere al loro tempo: si identificavano negli eroi antichi, cercavano persino di parlare e vivere come loro e seguivano uno stile di vita austero e sobrio.
In età napoleonica il Neoclassicismo rivoluzionario cambiò le proprie caratteristiche: non celebrò più le virtù repubblicane e libertarie ma tese ad assimilare il regime napoleonico alle forme imperiali romane. La letteratura di questo Neoclassicismo imperiale celebrava i fasti del governo napoleonico e usava un linguaggio enfatico e solenne.
Il contesto culturale
Negli ultimi decenni del 700 e nei primi dell’800 si riscontrano nella cultura italiana delle tendenze che appaiono opposte a quelle neoclassiche. Se il gusto neoclassico è caratterizzato dalla compostezza e calma, dalla serenità e dal dominio delle passioni, dalla ricerca e contemplazione del bello ideale, queste altre tendenze si manifestano come concentrazione sull’io, amore per ciò che è primitivo e selvaggio, per le atmosfere lugubri, cupe, ambigue, di morte, nonché per paesaggi esotici ed originali.
Queste secondi indirizzi sono ricchi ed eterogenei, ma possono essere raggruppati per semplificazione sotto il nome di Preromanticismo.
Neoclassicismo e Preromanticismo appaiono a prima vista inconciliabili e opposti. Eppure si sviluppano negli stessi anni, in Europa e in Italia soprattutto, e spesso convivono nell’opera di uno stesso autore ( basti pensare ad Alfieri, Monti e Foscolo). Ciò svela come i due fenomeni non siano poi così slegati e incompatibili ma derivino invece dalla stessa radice: sono infatti due modi di interpretare e denunciare la stessa cosa, ovvero la crisi culturale, ideologica e storica che dominava l’epoca.
La crisi si presentò in due fasi principali: in un primo periodo, collocabile tra gli anni ‘70 e ‘80 dell’800, si assistette allo sfacelo dell’ancien regime, ovvero quel sistema di potere assolutistico basato sulla rigida divisione in classi, sulla concessione di privilegi e enormi ricchezze agli aristocratici e sui principi di disuguaglianza sociale, che aveva dominato in Francia per secoli fino all’avvento della Rivoluzione francese. La seconda fase della crisi coincise invece con gli anni napoleonici, quando si avvertì la debolezza delle rivoluzioni e l’illusione che esse avrebbero potuto cambiare qualcosa.
Neoclassicismo e Preromanticismo vanno allora interpretati come ricerca di un’alternativa all’esistente che delude: per il primo, l’alternativa è il bello ideale, l’armonia, la bellezza senza gli orrori della Storia; per il secondo è l’io, la natura sublime e selvaggia, la psiche ambigua e inesplorata, il primitivo.
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