IL NOME DELLA ROSA: ANALISI DEL FILM E DIFFERENZE COL LIBRO
Scritto nel 1980 da Umberto Eco, Il nome della rosa è diventato velocemente uno dei libri più temuti dagli studenti della Penisola, che se le sono ritrovato tra le letture obbligatorie di arcigni insegnanti di italiano. Scherzi a parte, il romanzo di Eco ha avuto subito fortuna come bestseller, vendendo circa 30 milioni di copie in tutto il mondo, e questo nonostante il dettaglio mostruoso di ricostruzione storica portata avanti dallo scrittore e l’argomento ben più che dotto alla base del libro: una testimonianza della bravura di Eco come narratore, in grado di rendere digeribile e avvincente persino un’opera stratificata e complessa come la sua. Nel 1986, visto il sempre crescente successo del libro, è stato prodotto un film su Il nome della rosa, diretto dal francese JeanJacques Annaud e con protagonisti Sean Connery e un giovane Christian Slater, frutto di una coproduzione europea di imponenti dimensioni. Vediamo dunque insieme la trama della pellicola e quindi le notevoli differenze rispetto al romanzo di partenza.
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FILM IL NOME DELLA ROSA: TRAMA E RIASSUNTO DETTAGLIATO
Nel 1327 il monaco Guglielmo da Baskerville viene accompagnato dal suo novizio Adso da Melk nel suo viaggio presso un’abbazia benedettina, dove deve partecipare a un concilio sulla sorte dell’ordine francescano. Ma c’è un altro motivo dietro la chiamata di Guglielmo, ex inquisitore pentito: nell’abbazia infatti un omicidio ha sconvolto la tranquillità dei monaci, e si richiedono le doti investigative dell’acuto uomo di chiesa. Giunto sul posto Guglielmo ammira la vasta biblioteca orgoglio della struttura, e quindi si mette al lavoro. Le sue ricerche, che lo conducono dapprima all’ipotesi di un suicidio, cui segue però una seconda morte violenta, si scontrano con l’omertà e l’atmosfera minacciosa del luogo. Mentre Guglielmo si accorge della presenza di due membri di una setta eretica, i Dulciniani, Adso viene sedotto da una contadina selvaggia con cui trascorre una notte di passione. L’investigatore si avvicina alla soluzione del mistero degli omicidi, che continuano sembrando tutti collegati tra loro, quando ritrova un libro scritto in greco che potrebbe essere la chiave di tutti. Prima di leggerlo però gli viene sottratto da una mano misteriosa. Il timore che dietro alle morti ci sia il demonio inizia a farsi forte, ma Guglielmo affronta l’Abate dichiarando di essere certo della natura umana dei misfatti e chiede di poter entrare nella biblioteca da cui è stato escluso. L’Abate è titubante, e confida a Guglielmo di aver chiamato un inquisitore, Bernardo Gui, vecchia conoscenza dell’investigatore. Il temibile Gui arriva infatti sul posto e inizia subito a impostare un processo sommario: imprigiona l’amante di Adso e prende a torturare i due Dulciniani, ritenuti responsabili degli omicidi. Uno tra questi, reso folle dal dolore, confessa pur essendo innocente. Tuttavia un’altra morte sconvolge tutti i presenti, dimostrando l’infondatezza delle accuse. I protagonisti allora penetrano nella biblioteca dove incontrano Jorge, venerabile vecchio monaco dell’abbazia, che rivela come dietro le morti ci sia il ritrovamento del secondo libro della Poetica di Aristotele, dedicato alla commedia. Ritenendo sacrilego il riso, Jorge ha avvelenato le pagine, di fatto uccidendo tutti i monaci che hanno letto il volume. In un accesso di follia Jorge dà fuoco alla libreria morendo nel rogo, nel quale perde la vita anche l’inquisitore Gui. Guglielmo e Adso lasciano il luogo, questi rifiutando di lasciare la vita monastica per rimanere con la ragazza che lo ha introdotto all’amore terreno.
IL NOME DELLA ROSA: COMMENTO E DIFFERENZE CON IL LIBRO DI UMBERTO ECO
Rispetto al romanzo il film perde tutta la cornice basata sul ritrovamento di un manoscritto (alla maniera de I promessi sposi) e inoltre per ragioni di ritmo narrativo è stata eliminata la maggior parte delle discussioni dotte di cui sono protagonisti i monaci. Elemento importante è anche il riferimento al titolo, ovvero il nome della rosa: mentre nel libro si trattava di un riferimento alla teoria degli universali e dei nomi, e più prosaicamente all’impermanenza di tutte le cose, nel film diventa un semplice richiamo alla donna amata da Adso, di cui non conoscerà mai il nome. Il film in generale è una versione semplificata del libro, che per esempio elimina le ambiguità morali dei personaggi (Jorge diventa un villain misterioso, ma nel romanzo si tenta di spiegare le sue ragioni come frutto della mentalità dell’epoca) e ci si concentra sulla spettacolarizzazione di azioni e luoghi, in primis la labirintica biblioteca che nell’originale è una semplice e banale struttura tipica dell’età medievale.
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