La tv molto spesso propone immagini di chi è costretto ad abbandonare la propria terra per cercare di creare, per sé e la sua famiglia, un futuro migliore. Sono per lo più immagini drammatiche, considerando che questi emigrati compiono il “viaggio della speranza” ammassati su piccole barche e in scarse condizioni igienico-sanitarie. Spesso portano con sé un piccolo bagaglio, il cui oggetto più importante è una fotografia scattata insieme ai propri cari nella casa in cui si è nati e cresciuti. Ma cosa prova nel suo animo un uomo che lascia all’improvviso i suoi affetti più cari per cercare rifugio altrove? Sicuramente nostalgia e paura per la nuova vita che si sta per cominciare. Un esempio è costituito da ciò che prova Lucia, protagonista dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Alla fine dell’ottavo capitolo, nel celebre Addio ai monti, Manzoni riporta i tristi pensieri della ragazza che sta lasciando la sua casa per sfuggire alle minacce di don Rodrigo. Lucia piange nel segreto del suo animo, ripensa con malinconia al paese da cui non si è mai allontanata e teme di giungere in un nuovo luogo che non conosce e dove non sa cosa le spetta. Ma la sua fede è forte: ripone tutte le sue speranze in Dio, certa che un giorno la farà ritornare nel suo amato paese.
Altri poeti celebrano la meravigliosa bellezza della loro terra. Infatti, il ricordo dei luoghi in cui si è cresciuti molto spesso allevia i tristi pensieri dell’animo umano. È il caso di Carducci che, in una poesia tratta dalle Rime Nuove intitolata Traversando la Maremma toscana, riflette sul fatto che non è riuscito a compiere quello che si era prefissato di fare da giovane e non c’è più tempo per farlo perché sta per giungere la morte. La vista delle colline e delle pianure della sua amata Maremma, terra in cui è cresciuto, dà, però, sollievo a questi suoi tristi pensieri.
Tutti i poeti pongono la loro attenzione soprattutto sull’atmosfera naturale del proprio luogo d’infanzia. Ogni paesaggio, infatti, ha delle caratteristiche specifiche che ciascun uomo porta nel suo cuore. Un esempio può essere offerto dalla poesia Liguria, tratta dalla raccolta Rimanenze, di Sbarbaro. In essa il poeta celebra le bellezze naturali della sua Liguria: il cielo d’inverno che è simile a quello di primavera, il sole che filtra tra le gocce di pioggia, il verso dei gabbiani che volano sul mare e il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli. Anche Saba, nella poesia Trieste e una donna, descrive la sua città natia celebrandola non solo perché lì respira l’aria dell’infanzia, ma anche perché è un bel centro abitato.
Lasciare la propria terra, anche se per brevi periodi, è molto difficile. Alcuni, però, sono abituati a questi periodici “trasferimenti”. È il caso dei pastori abruzzesi descritti da D’Annunzio nella lirica contenuta nella raccolta Alcyone intitolata I pastori. Essi ogni settembre devono lasciare il loro luogo d’origine per portare le greggi al mare. Prima di partire, però, bevono l’acqua delle fonti delle Alpi per portare nel loro cuore il sapore della terra che si sta lasciando.
Ci sono, quindi, persone abituate a lasciare momentaneamente il luogo in cui sono cresciute, altre che non riescono a partire, altre ancora che decidono di lasciarla definitivamente in cerca di qualcosa di meglio rispetto a quello che il proprio paese riesce ad offrire. Io personalmente non lascerei mai la mia terra: il dolore per la lontananza sarebbe troppo forte. Preferisco vivere nel luogo che mi ha visto crescere e cercare di godermi qui, insieme ai miei cari, i momenti più belli che la vita ancora mi riserverà.
Stefania Annunziata
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