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Il pensiero e le sue forme

Psicologia: le teorie sul pensiero e le sue forme.

IL PENSIERO E LE SUE FORME: TEORIE. Al fine di poter comprendere la natura del pensiero, è necessario ricordare prima l’importanza che i concetti rivestono nel processo di categorizzazione. Quest’ultimo, indipendentemente dalle varie teorie formulate per affrontare questa tematica, si rivela essere una procedura di selezione e organizzazione dei dati esperienziali che l’individuo compie per gestirne la variabilità; attraverso il concetto, dunque, vengono categorizzati oggetti aventi caratteristiche comuni tra loro al fine di poter elaborare la complessità dei fenomeni. Una prima caratteristica dei concetti è, quindi, la semplificazione del flusso percettivo. Attraverso l’uso dei concetti, inoltre, l’individuo è in grado di compiere inferenze assegnando a un oggetto alcuni tratti , anche non direttamente percepiti, del concetto a cui appartiene; questo è di aiuto nel classificare nuovi fenomeni sulla base delle esperienza pregresse.
Ma come “ si crea” un concetto?

IL PENSIERO: TEORIA DELLE CONDIZIONI NECESSARIE E SUFFICIENTI. La Teoria delle condizioni necessarie e sufficienti afferma che la descrizione di un concetto avviene per mezzo di tratti definitori che si combinano  fra loro attraverso operatori di congiunzione, disgiunzione e negazione, e implica che nessun tratto può essere cancellato ( criterio di necessità), che nessun tratto può essere aggiunto (criterio di sufficienza), che non ci sia relazione gerarchica fra i tratti (assumendo che questi abbiano tutti la stessa rilevanza) e che la definizione di concetto sia nettamente delimitata.
Tale teoria si accompagna  alla visione tassonomica e probabilistica con cui E. Rosch guarda al processo di categorizzazione, ma si contrappone alla Teoria embodied dell’azione situata per cui il repertorio concettuale non consiste tanto in rappresentazioni astratte quanto in repertori d’azione da mettere in atto a seconda della situazione.
Concetto, categoria e pensiero, dunque. Cosa li lega fra loro? La conoscenza, e l’essere per la conoscenza.

  • Distinguiamo quindi una conoscenza dichiarativa, con cui ci si riferisce a un corpus di conoscenze sul mondo  disponibili in modo permanente poiché connesse alla memoria a lungo termine, una conoscenza proposizionale, relativa ai fatti e che a sua volta viene suddivisa in episodica ( se vengono esplicitate coordinate spazio-temporali ) e semantica ( se tali coordinate non sono prese in considerazione) , e le immagini mentali. Queste ultime sono forme di rappresentazione con le quali riproduciamo mentalmente un fenomeno mantenendone le qualità spaziali.

Tali forme del pensare sono alla base del pensiero narrativo e del pensiero procedurale, nonché del ragionamento.

  • Con il primo facciamo riferimento a uno specifico funzionamento mentale caratterizzato da un’organizzazione spazio-temporale e causale; il pensiero narrativo riguarda infatti eventi ed episodi (dimensione episodica) e il punto di vista con il quale si fa esperienza ( dimensione interpretativa). Esso non è finalizzato alla spiegazione dei fenomeni (motivo per cui Bruner contrappose questo tipo di pensiero al pensiero scientifico) bensì alla comprensione di ciò che caratterizza l’esperienza umana, alla sua interpretazione.
  • Il pensiero procedurale riguarda invece il “come”; esso concerne le conoscenze a nostra disposizione circa l’utilizzo appropriato e funzionale degli oggetti, nonché l’acquisizione di repertori d’azione efficaci. A tal proposito, sulla base di alcune ricerche condotte sui comportamenti routinari, Schank e Abelson ritengono di aver trovato le basi della conoscenza; questa sembra formarsi a partire da situazioni di routine che, ripetendosi, consentono all’individuo di formarsi una rappresentazione schematica delle azioni, degli eventi, degli attori, degli obiettivi. Gli autori distinguono infatti lo script (il “copione”, la conoscenza schematica), i plans (la sequenza di azioni nel tempo e nello spazio ) e i goals ( gli obiettivi ).
  • Infine, con ragionamento ci riferiamo alla capacità di mettere in relazione le diverse conoscenze e di produrre conoscenze ulteriori. I processi di cui si costituisce possono essere volontari (pensiero esplicito, poiché le sue rappresentazioni sono accessibili alla consapevolezza) e involontari ( pensiero implicito, quando le conoscenze vengono apprese e utilizzate senza che ne si sia consapevoli del tutto ). E’ necessario ricordare che si distinguono due forme principali di ragionamento: il ragionamento deduttivo, in cui da premesse generali si giunge a conclusioni particolari, e il ragionamento induttivo in cui, al contrario, da conoscenze particolari si ottengono conclusioni generali.
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