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Il Piacere

Trama e analisi de Il Piacere di Gabriele D'Annunzio.

Riassunto

Fabula:

Il protagonista del romanzo è il conte Andrea Sperelli-Fieschi d’Ugenta. È un nobiluomo alla ricerca del grande amore, amante dell’arte e della bellezza; è rimasto orfano del padre in giovane età ed ha ereditato tutto il suo notevole patrimonio.

Ad un pranzo offerto da sua cugina la marchesa Francesca d’Ateleta (che poi verremo a sapere innamorata segretamente di lui) conosce una bellissima donna, Elena Muti, duchessa di Scerni. Subito fra di loro sboccia l’amore, aiutato anche da un’asta che si svolge il giorno successivo, dove i due percepiscono la loro sintonia spirituale e artistica. I due si rincontrano ad una festa in casa Doria, ed è qui che Elena, benché sofferente per un’indisposizione, dice ad Andrea: “Son venuta qui per voi soltanto”, parole che lasciano intendere il suo interesse per l’uomo.
Nei giorni successivi non si possono incontrare a causa di una malattia che ha colpito Elena. Andrea però è impaziente di vederla, così si reca a casa sua e viene ricevuto, a differenza degli altri visitatori, nella camera della donna. È qui che per la prima volta si consuma il loro amore.
La relazione procede per il meglio, ed Andrea, ispirato artisticamente, si diletta ad incidere e a scrivere versi. Nel frattempo però arriva, improvviso e immotivato, l’addio di Elena. Questa, dopo una romantica gita, gli dice che deve partire, e non gli spiega il perché. Andrea rimane sbigottito, e reagisce lanciandosi in diverse avventure, sicuro ormai delle sue doti da conquistatore. Le donne che frequenta sono tutte bellissime e titolate, ma nessuna riesce ad appagarlo.

Intanto gli arriva notizia che Elena si è sposata con Lord Humphrey Heathfield, un ricchissimo gentiluomo inglese. È un matrimonio d’interesse, che Elena ha contratto per levarsi d’impaccio da una crisi finanziaria.
Andrea si mette a corteggiare Donna Ippolita Albonico, con il solo scopo di donarle un orologio che aveva comprato all’asta sul quale c’era la scritta: “Tibi Hippolyta”. L’uomo riesce facilmente a conquistare la donna, ma viene ostacolato dall’amante di questa, Giannetto Rutolo. I due allora si sfidano a duello e, benché Andrea abbia una migliore tecnica e tocchi più volte l’avversario, l’amante riesce ad avere la meglio, tramortendo il rivale.
A causa della ferita riportata nel duello, che gli ha lesionato un polmone, Andrea passa un periodo di convalescenza a villa Schifanoja, nella campagna di Rovigliano, sotto le vigili cure di sua cugina Francesca. Qui si rilassa e riprende a scrivere e a studiare, e così riacquista la serenità che aveva perduto.

L’arrivo alla villa di una cara amica di Francesca, Donna Maria Ferres, moglie del ministro plenipotenziario del Guatemala, turba però di nuovo l’animo di Andrea. La donna è molto bella e la sua voce ricorda quella di Elena, così l’uomo si trova attratto per l’ospite. Maria ha anche una figlia, Delfina, a cui vuole molto bene.
È un’amante della musica e del canto, e questo dà ad Andrea la possibilità di farsi notare da lei. Infatti la donna comincia a pensare spesso all’uomo e ad apprezzare il suo talento artistico.
Andrea ormai si è fortemente invaghito della signora Ferres, anche se continua a pensare inconsciamente ad Elena, e, non appena se ne presenta l’occasione, si lascia andare ad una controllatissima dichiarazione, che colpisce l’animo della donna. Questa non sa come reagire ed è sconvolta: vorrebbe evitare una nuova relazione ma non vorrebbe neanche rinunciare a lui. Si illude che il loro rapporto potrebbe essere del tutto platonico e segreto ma, rendendosi conto che è un progetto irrealizzabile, si convince che l’unica cosa da fare è rinunciare a questa relazione. “Usa” quindi la figlia per togliersi d’impaccio e si rifugia nella fede. Andrea non è soddisfatto della situazione, e incalza sempre più l’amata, fino a quando questa non gli rivela i suoi sentimenti. Maria rimane sconvolta dalla sua azione, e il suo dolore aumenta ancora di più quando Francesca le rivela i suoi veri sentimenti per il cugino.

Maria ormai sta per partire da Schifanoja, e vede in questa sua prossima dipartita una fuga salutare ed opportuna: ma allo stesso tempo separarsi da Andrea la fa soffrire.
Andrea ha come obiettivo adesso riconquistare Roma, e lo fa grazie a tre amici, che lo fanno rientrare nel clima della città. Si dedica da subito ad occasioni mondane, cene, e varie avventure con donne. Viaggia, conduce una bella vita, ma non si sente appagato.
Un giorno incontra di nuovo Elena e fissa un appuntamento con lei. Si sarebbero visti il giorno dopo a casa di lui.
Andrea prepara tutto con cura, nei minimi particolari, in modo da far venire all’amata nostalgia dei “bei tempi”. Elena però non arriva, così egli ha paura che non venga più. Dopo un’estenuante attesa la donna si presenta all’appuntamento. Qui i due hanno modo di parlare e di chiarirsi. Il sentimento di amore fra loro non si è mai spento, ma ormai Elena non può più essere sua. Il loro incontro finisce qui, freddamente. Andrea si sente offeso, ingannato e tradito. Vorrebbe avere ancora Elena, anche a costo di doverla dividere con il marito. Ma proprio adesso torna nella mente di Andrea l’immagine di Maria, e si sovrappone a quella dell’amata.

Andrea incontra nei giorni successivi Elena, e ottiene un nuovo appuntamento. A Palazzo Barberini è costretto anche a dare dei consigli a Lord Heathfield, e questo fatto lo fa adirare ancora di più contro la donna. Viene però a sapere che Maria è appena tornata a Roma, ed anche che Ippolita è morta.
Già dal giorno successivo Andrea cerca di capire se i sentimenti di Maria sono cambiati: tutto è rimasto come prima. Programma vari incontri, e una volta a teatro si imbatte anche con Elena, e questo provoca in entrambe le donne gelosia. La sera stessa Elena lo “attacca” facendolo salire sulla sua carrozza appena Maria se n’è andata e baciandolo appassionatamente.

Elena dà un appuntamento all’uomo davanti al suo palazzo per una notte successiva. Andrea va all’incontro, ma ella non si presenta. L’uomo decide quindi di portare il mazzo di rose che aveva comprato per Elena a Maria. La donna si aspettava prima o poi una mossa come questa, e stava guardando fuori di finestra. Quando vede il gesto dell’amato non può più reprimere i suoi sentimenti e si rende conto che il loro rapporto è ormai inevitabile.
La relazione con Maria non fa dimenticare ad Andrea Elena. Il desiderio per quest’ultima è sempre più grande, e cerca di vederla il più possibile, anche a costo di doversi sorbire il marito.
Maria è ormai una sostituta di Elena, è un oggetto nelle mani di Andrea, che la usa senza rispettare i suoi sentimenti.

Intanto il marito di Maria rimane coinvolto in un grave scandalo, perché è stato scoperto mentre rubava al gioco. Per la donna è un duro colpo, visto che si deve accollare le responsabilità del marito (che è scappato) e pagare al posto suo, sia in termini morali sia finanziari, ma decide di non farsi aiutare da nessuno.

Come se non bastasse un’altra tegola cade sulla testa della donna. Andrea, che pensa sempre ad Elena ed è ossessionato dalla sua immagine, si lascia sfuggire il nome di quest’ultima mentre è con Maria. La donna in un attimo capisce tutto e scappa via fuori di sé.
Ormai Andrea è rimasto solo e non gli resta altro che fuggire, consapevole del fallimento completo della sua vita.

Intreccio

Nel romanzo troviamo dei flashback. La storia comincia con l’appuntamento che Andrea ha con Elena (che si sono dati quando si sono ritrovati  casualmente), per poi proseguire con i ricordi del protagonista. Subito all’inizio del secondo capitolo del primo libro la storia si sposta all’inizio, e viene introdotto il personaggio di Andrea. Successivamente D’Annunzio inserisce nel romanzo il diario di Maria, per farci comprendere meglio i sentimenti della donna e il suo turbamento emotivo. I fatti poi continuano in modo regolare e si riallacciano con il primo capitolo del primo libro, per poi continuare in ordine cronologico fino alla fine.

L'autore

Scrittore e poeta italiano(Pescara 1863 – Gardone Riviera, Brescia 1938). Era ancora studente di liceo a Prato quando pubblicò il primo volume di versi, Primo vere (1887), meno che ventenne quando diede più chiaro indizio della sua personalità con le liriche Canto Novo (1882),che nonostante le diverse reminiscenze letterarie e l’imitazione del Carducci si fecero apprezzare per il calore sensuale e per la rara perizia di stile. Pubblicò nel 1884 Il libro delle vergini e nel 1886 San Pantaleone, due raccolte di novelle più tardi riunite nel volume Novelle di Pescara, nelle quali pur accettando i modelli che offrivano i realisti francesi e i veristi italini, lo scrittore dimostrava un interesse esclusivo e quasi morboso per i drammi dei sensi e della carne, anziché per la più segreta e difficile vita dei sentimenti. Negli anni seguenti sempre di più si definì in lui quel carattere di sperimentatore di varie forme poetiche, grazie al quale egli godette precocemente e a lungo grande prestigio.

D ‘Annunzio nella sua vita vive anche un’esperienza politica: affermazioni di acceso nazionalismo aveva fatto nella raccolta L’Armata D’Italia (1888) e poi nelle Odi Navali (1893); ma soltanto nel 1897 pose la sua candidatura come deputato, e per il suffragio degli elettori di Ortona a Mare entrò in parlamento tra le file della maggioranza. Più tardi però, nel Marzo del 1900, compì un gesto clamoroso abbandonando la maggioranza per unirsi ai deputati dell’estrema sinistra che facevano ostruzionismo contro i provvedimenti del governo Pelloux. Il teatro dannunziano, volle essere, e per un certo senso fu, almeno nella Figlia di Iorio, espressione di una drammaticità diversa da quella a cui si ispirava il teatro borghese e realista di allora; volle estrarre dal mito, dalla storia e dalla vita contemporanea esempi di esperienze eccezionali, nelle quali lussuria e torbide passioni segnano il destino degli uomini. I drammi scritti in francese traggono la loro origine dal fatto che nel 1910 il poeta, disgustato delle vicende giudiziarie che portarono alla vendita della Capponcina, s’era trasferito in Francia, ad Arcachon, in un esilio volontario che non lo distolse tuttavia dal seguire le vicende italiane, come dimostrano specialmente Le canzoni delle gesta d’oltremare composte per la guerra libica. non meno importante dell’opera letteraria fu l’azione di D’Annunzio negli anni che vanno dall’entrata in guerra dell’Italia all’impresa di Fiume. Acceso assertore dell’intervento a fianco dell’Intesa, il 5 Maggio 1915 annunciò il discorso della Sagra dei Mille che, seguito da altri tenuti a Roma, fu decisivo per l’azione degli interventisti. Coraggiosamente egli partecipò come aviatore, come marinaio e come fante a rischiose azioni di guerra, per le quali fu insignito di alte ricompense al valore italiane e straniere. Nella difficile situazione del dopo guerra si schierò dalla parte dei fascisti; ma non diede loro mai un’adesione incondizionata e, soprattutto nei primi anni del potere Mussolini ebbe a preoccuparsi di qualche gesto compromettente da parte di colui che era stato precursore del suo programma politico e gli aveva, in certo modo, insegnato l’apparato delle sagre fasciste. Questo contribuì a isolare il poeta, che del resto appariva ormai del tutto inattuale anche agli scrittori delle generazioni più giovani, impegnati nella ricerca di una poesia ben diversa dalla sua.

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