Nel giorno dedicato all’ossequio dei nostri cari defunti, la poesia può trasformare in parole i ricordi e le emozioni, anche dinanzi alla lapide di un cimitero.
Sorgono tante lapidi nel quieto cimitero di Spoon River. Sono lapidi-poesie e ognuna sintetizza, con accenti di epica “popolare”, un diverso destino. Nella realtà, quel cimitero, quelle lapidi sono un libro di epitaffi (o liriche funebri se preferite) che Edgar Lee Masters (1869-1950) scrisse e raccolse nell’Antologia di Spoon River (1915), uno dei libri i poesia più letti del secolo scorso.
L’amore, il rimpianto dell’amore non vissuto è il tema della lapide del giovane e mortalmente malato Paul McNeely, che vi proponiamo come poesia della domenica in questo 2 novembre 2014, nella traduzione di Fernanda Pivano.
Il rimpianto dell’amore non vissuto
Cara Jane! Cara dolcissima Jane!
Come mi entravi nella stanza – quand’ero malato –
con la cuffietta da infermiera e i polsini di lino,
mi prendevi la mano e mi dicevi sorridendo:
«Non siete poi così malato – guarirete presto».
E come il limpido pensiero dei tuoi occhi
discendeva nei miei, quale rugiada che si insinua
nell’anima di un fiore.
Cara Jane! Tutta la fortuna dei McNeely
non avrebbe comprato la cura che avesti di me,
giorno e notte, e notte e giorno;
non avrebbe pagato il tuo sorriso, né il calore della tua anima
nelle tue manine appoggiate alla mia fronte.
Jane, finché la fiamma della vita si spense
nel buio, di là dal disco della notte,
io anelai e sperai di guarire
per posare il mio capo sui tuoi dolci seni
e tenerti avvinghiata in una stretta d’amore.
Ha pensato mio padre a te quando è morto,
Jane, cara Jane?
- Tesine