Il taylorismo si fonda sul principio per cui la migliore produzione si ottiene solo quando a ogni lavoratore è assegnato un compito specifico da svolgere in un determinato tempo e in un determinato modo. E' il manager che deve stabilire il compito specifico di ogni lavoratore, in quanto tempo e in che modo lo deve svolgere. Così, scomponendolo e studiandolo, si razionalizza il ciclo produttivo: per ottimalizzare l'economica, si eliminano gli sforzi inutili, si introducono l'incentivazione economica, la gerarchizzazione interna e la minuziosa selezione del personale. L'operaio non può più scegliere i tempi e i modi del suo lavoro, ma deve adeguarsi a quanto deciso dai dirigenti. Per Marx l'uomo realizza se stesso attraverso il lavoro, inteso come rapporto attivo con la natura, che gli procura sussistenza, per questo critica l'economia borghese. In un contesto come quello del lavoro industriale infatti, l'operaio si trova scisso a causa della divisione del lavoro e alienato dalla sua attività e da se stesso in quanto non è più in possesso del prodotto del suo lavoro, egli diviene solo uno strumento per fini esterni ed il suo lavoro diventa ripetitivo e costrittivo.
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