L'ampia dottrina, il sogno magnifico di rifare il mondo, il vizio candido dell'utopia trovano finalmente una via espressiva, che tutto riesce a comprendere e a quadrare, nella tensione profetica della Commedia, dove Dante si figura e si riconosce predestinato da Dio a un viaggio mistico.
Enea, il "pio" eroe di Virgilio, fu chiamato a dare fondamento all'Impero romano e portare nel mondo la civiltà.
San Paolo fu eletto a diffondere nel mondo la verità cristiana.
Ulisse fu costretto ad essere sempre in movimento superando i confini di spazi proibiti, proprio come Dante: loro due sono "eroi in movimento" in spazi differenti ma con una stessa meta; è come se Dante, nel viaggio attraverso il Purgatorio e il Paradiso, avesse preso la staffetta di Ulisse dopo il naufragio.
Dante, quarto, si sente scelto per salvare il mondo dal baratro di corruzione in cui è caduto.
Davanti a lui c'è lo spettacolo turpe di tanti errori e fallimenti; c'è lo squallore di una rovina a precipizio dei valori antichi…
…l'imperatore ha dimenticato la sua funzione più importante, di garantire ai sudditi giustizia e pace…
…la Chiesa ha smarrito il senso della propria missione di carità.
La Commedia nasce, appunto, in questo clima di profezia: c'è un'analisi lucidissima, all'interno della storia, di un destino globale, universale, ma c'è anche una visione allucinata, che si pone al di là del tempo.
Il pellegrinaggio nell'oltretomba, in cui viene analizzato il male, la corruzione orrenda del mondo, il cammino per cui, attraverso l'espiazione, si giunge alla gloria del paradiso, vuole comunque essere il viaggio di una redenzione individuale e insieme di un riscatto universale: di una rigenerazione che, attraverso il destino del poeta, si trasmetta a tutta l'umanità, che in una storia d'anima coinvolga il mondo intero.
La Divina Commedia respira tutta in questa atmosfera di grandezza, di ostentazione consapevole del sublime.
Nel "poema" Dante aduna l'intero sapere di una civiltà, e insieme le aspettative e le paure di questa civiltà: nella raffigurazione di quello che è un viaggio mistico confonde scienza e fede.
Ed ecco Dante nel suo viaggio.
Si trova da principio smarrito in una "selva oscura", vede un "dilettoso" colle che splende al sole: si trova cioè in uno stato d'animo d'ignoranza ed errore e vede la possibile redenzione.
Da sé non può darsi salute: occorre per lui un aiuto sovrannaturale. E giunge perciò Virgilio, ragione e amore. Virgilio sarà guida a Dante, nel viaggio attraverso l'inferno e il purgatorio. Poi, nel paradiso, la ragione dovrà farsi fede e l'amore grazia: allora al buon Virgilio si sostituirà Beatrice.
Dante con Virgilio entra dunque nell' inferno ; varca la fatale porta, attravesa l'antinferno, dove stanno gli ignavi.
Passa il fiume Acheronte e arriva al Limbo.
Il Limbo è il primo cerchio dell'inferno; nel secondo ci sono i lussuriosi. Vengono via via gli altri gironi fino al nono…
…golosi, avari, prodighi, iracondi, gli eresiarchi, i violenti, i fraudolenti, i traditori.
L'inferno è una voragine scavata sotto Gerusalemme: questa voragine si fa sempre più stretta nei suoi cerchi concentrici e ha forma dunque di un cono capovolto.
Al vertice del cono c'è una distesa plumblea di ghiaccio, dove stanno confitti i traditori e in mezzo a loro, ridotto mostro, Lucifero che tradì Dio.
Il viaggio nell'inferno termina.
Dante e Virgilio passano attraverso un cunicolo molto stretto e tornano a "riveder le stelle". Ora son agli antipodi di Gerusalemme, sulla spiaggia di un'isola perduta nell'oceano…
…silenzio…
…cala la notte…
Quando s'alza il sole, appare una montagna che sale su su verso il cielo: è il monte del purgatorio, dopo il regno del peccato, quello del pentimento e della speranza.
Il nuovo percorso del viaggio dantesco, dopo la discesa nel regno del male, è dunque un percorso di lenta e faticosa e travagliata risalita.
Dante scalerà le nove cornici che cingono la montagna del purgatorio: dove si dispongono le anime, via via sempre più in alto, a seconda della maggiore o minore gravità del loro peccato.
In vetta al monte fa spettacolo la foresta leggiadra del paradiso terrestre.
Qui Dante incontra Beatrice, che d'ora innanzi gli sarà guida, qui si conceda quindi da Virgilio.
Il paradiso è pura luce.
Dante gli dà figura di nove sfere concentriche, incorruttibili e cristalline, nelle quali sono incastonati, come pietre preziose i pianeti.
La luce si fa tanto più intensa, quanto più ci si avvicina a Dio.
Dante incontra anime che si dispongono in una scala gerarchica, la quale dice del loro maggiore o minore grado di perfezione nella grazia, ma non indica in nessun modo una differenza, anche minima, di felicità. Le anime dei beati infatti dimorano al di là dei nove cieli, intorno a Dio, nell'Empireo, che non fa parte dello spazio ma comprende tutti gli spazi.
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