L'Etruria interna e la nazione etrusca
L'Etruria interna, situata nelle attuali Toscana, Umbria, alto Lazio, può venire suddivisa in due zone. La prima, settentrionale, con un paesaggio collinare ricco di acque e vegetazione. La seconda, meridionale, parimenti ricca di acqua e vegetazione, ma caratterizzata da rilievi montani che circondano laghi vulcanici. Sulle coste di entrambe queste regioni si susseguono spiagge sabbiose, promontori scoscesi, lagune e paludi. In questo territorio sorsero le dodici città della tradizione che costituirono la dodecapoli etrusca.
I centri più importanti furono, da sud a nord: Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, Roselle, Vetulonia, Populonia, Volterra, Volsinii, Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo, Fiesole. Il popolo etrusco era quindi costituito da un insieme culturalmente omogeneo di città stato indipendenti che, nei vari periodi storici, si alternavano alla guida di quello che era il processo di espansione commerciale e territoriale. Spesso le varie città stato stringevano patti di tipo militare o economico, ma non mancavano i contrasti e le gelosie. In questa debolezza e scarsa capacità di coordinamento vanno cercate le cause delle sconfitte militari degli Etruschi contro i popoli vicini. Sconfitte che causarono, prima la decadenza economica e poi la scomparsa come entità politica. Trattando del sentimento comune che univa i popoli etruschi merita una nota particolare la cerimonia annuale che avveniva al Fanum Voltumne in un luogo sacro rimasto ancora sconosciuto nel territorio della città di Volsinii.
Qui i rappresentanti della dodecapoli si incontravano ogni anno per trattare gli affari politici ed economici, e per onorare gli dei comuni. Numerose ed importanti dovevano essere le cerimonie religiose, tra le quali ricordiamo quella che, per il computo del tempo, consisteva nell'infiggere ogni anno un chiodo nel santuario della dea Nortia. In concomitanza delle celebrazioni religiose e delle assemblee politiche si svolgeva un importante mercato che richiamava genti da tutti i territori circostanti.
Campania etrusca
Il territorio controllato direttamente dagli Etruschi comprendeva, fin da tempi molto antichi, anche vasti possedimenti in Campania. Questa regione costituiva infatti un naturale punto di passaggio per le rotte commerciali che portavano in Sicilia e nel Mediterraneo orientale, nonché una base di partenza per le spedizioni militari. Notevole era quindi il significato strategico del possesso di questa regione: chi lo esercitava era in grado di controllare l'accesso al mar Tirreno. Coloni etruschi si insediarono sin dal VII secolo a.C., dapprima nel litorale del Golfo di Salerno, e poi espansero il loro controllo all'intera pianura campana, alle spalle delle colonie greche del Golfo di Napoli.
Arricchite dai traffici commerciali sorsero floride città, di cui la più importante fu Capua. Il confronto commerciale e militare con le colonie greche dell'Italia meridionale si protrasse a lungo senza vinti né vincitori, finché la flotta siracusana nel 474 a.C. inflisse una dura sconfitta a quella etrusca nei pressi di capo Miseno. Perso il controllo del mare, i traffici delle città etrusche della Campania crollarono rapidamente, e con essi la loro ricchezza economica. Inoltre Siracusa, l'avversaria più potente, era entrata in possesso della chiave per accedere al Tirreno. Fu così che nel 453 a.C. una flotta della città siciliana devastò, incontrastata, i porti commerciali dell'Etruria interna; la potenza etrusca era ormai in pieno declino. Di lì a poco l'Etruria campana sarebbe stata definitivamente sopraf-fatta delle popolazioni sannitiche. Nel 430 a.C. con la caduta di Capua finì il dominio etrusco sulla regione.
Padania etrusca
Sulla spinta della crescita economica e seguendo le vie commerciali gli Etruschi, nel VI secolo, varcarono gli Appennini verso nord, ed iniziarono la colonizzazione della pianura padana. Secondo la leggenda sono dodici le città che sorgono nella regione, prima fra tutte Felsina (l'attuale Bologna). Già conoscitori della regione per gli scambi mercantili, i coloni etruschi non incontrarono avversari in grado di opporsi. La fertile pianura padana costituì un terreno quanto mai propizio per i metodi avanzati dell'agricoltura etrusca e un punto di passaggio essenziale per raggiungere i mercati al di là delle Alpi. Questa ricca propaggine del regno etrusco ebbe però vita breve. Già dal primo decennio del IV secolo continui arrivi di popolazioni galliche, che giungevano d'Oltralpe alla ricerca di territori fertili in cui insediarsi, scacciarono progressivamente gli Etruschi dai loro territori e distrussero le loro città. Per la metà del secolo resisteva solo qualche piccolo centro costiero sul litorale adriatico, ma la pianura Padana era sprofondata di nuovo nell'arretratezza e nella povertà.
Roma sotto la dominazione etrusca
E' verosimile che durante il periodo monarchico nel VI secolo a. C. Roma ebbe re etruschi, i Tarquini e forse Servio Tullio. Durante il regno di Anco Marzio venne a Roma da Tarquinia Tarquinio Prisco, un ricco personaggio, che, accattivatosi il favore della popolazione, sarebbe stato eletto re alla morte del predecessore. A lui si attribuiscono guerre vittoriose contro i nemici, l'istituzione di giochi pubblici, il prosciugamento di zone paludose della città, la costruzione della cloaca Massima e del Circo Massimo. Tarquinio Prisco sarebbe morto tragicamente, assassinato dai figli di Anco Marzio. Il suo successore e genero Servio Tullio secondo alcuni studiosi sarebbe un avventuriero etrusco, tal Mastarna, fuggito dalla propria patria. Sicuramente etrusco è comunque l'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, figlio di Tarquinio Prisco e genero di Servio Tullio, che avrebbe ucciso per prenderne il posto. Il regno dell'ultimo Tarquinio ebbe carattere dispotico; ecco spiegata la natura del suo soprannome. Cacciato da Roma, Tarquinio tentò più volte di riprendersi il trono con la forza. Il tentativo più importante fu quello operato con l'aiuto del re di Vulci, Porsenna. La leggenda ricorda la tenace resistenza dei Romani assediati dalle truppe dell'invasore. Su tutte brillano le eroiche figure di Clelia, Orazio Coclite e Muzio Scevola. Porsenna riuscì a piegare Roma, ma non a riportarvi al potere il re etrusco. Di lì a breve fu nuovamente costretto a battaglia dalle forze di coalizione antietrusche che avevano come centro sacrale il santuario di Diana nei pressi di Aricia. Proprio nei pressi di Aricia avvenne lo scontro decisivo: Porsenna, sconfitto, fu costretto a ritirarsi, Roma, assente dalla battaglia di Aricia, si trovò libera e Tarquinio andò a finire i suoi giorni presso Aristodemo, tiranno di Cuma.
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