Laudetur vero imperator, aut etiam appelletur aut illo nomine dignus putetur! Imperator esse non potest qui non potest cupiditatibus suis imperare. Refrenet primum libidines, spernat voluptates, iracundiam teneat, coerceat avaritiam, ceteras animi labes repellat, tum incipiat aliis imperare, cum ipse improbissimis dominis, dedecori ac turpitudini, parere desierit; dum quidem illis oboediet, non modo imperator, sed liber non erit. Eruditissimi viri solum sapientem liberum appellant. Vere liber est vir qui leges noscit ut eis pareat et colat, qui recta probat, qui gaudet officio, cui vita moresque considerati atque prudentes sunt, qui legibus non propter metum paret, sed eas servat, qui nihil dicit, nihil facit, nihil denique cogitat nisi libenter et libere.
Versione tradotta
Sia veramente lodato il generale, o sia anche chiamato o si reputi degno di quel nome! Non può essere generale chi non può comandare sulle sue passioni. Per prima cosa freni le libidini, disdegni i piaceri, trattenga l'ira, freni l'avarizia, respinga le altre rovine dell'animo, allora inizi a comandare gli altri quando egli stesso abbia smesso di obbedire a padroni turpissimi, al vizio e alla slealtà; finché infatti obbedirà a quelli, non solo non sarà generale, ma neanche libero. Gli uomini molto eruditi definiscono sapiente solo l'uomo libero. In vero è libero l'uomo che conosce le leggi per obbedire ad esse e per onorarle, che approva le cose giuste, che gioisce del dovere, che ha vita e costumi assennati e moderati, che obbedisce alle leggi non per timore, ma le rispetta, che non dice nulla, non fa nulla, e non pensa nulla se non volentieri e in modo libero.
- Letteratura Latina
- Lingua Viva 1
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