L’Iliade tratta le vicende della guerra di Troia, e parla di eroi. Tuttavia, non è un poema guerresco né un poema eroico. La guerra viene sentita come dura fatica e dolorosa fatalità, e viene identificata con Ares, odiato da tutti gli dèi.
L’eroe omerico non è contemplato come nel Rinascimento o nell’Inghilterra elisabettiana, ma mostra un destino gravoso e una conclusione molto cupa della sua vicenda. Il fattore umano viene vissuto e sofferto dal poeta in tutta la sua drammatica fragilità e problematicità. Contemplando dunque la guerra e l’eroismo all’interno di questa problematicità, l’Iliade può essere definito un poema epico di umana tragicità.
Il nucleo dell’azione è l’ira di Achille: Omero ha indicato fin dai primi versi l’evento-cardine, sviluppandolo in senso tragico. Tre sono i momenti che determinano lo svolgimento tragico del poema: la morte, l’ira e la compensazione.
La morte e il dolore dominano gli eventi principali del poema. La morte compare in mille aspetti: ferite orribili, mutilazioni. Tra tutte, si stagliano le morti dei due protagonisti: quella di Ettore, e quella consapevole di Achille.
Motore di questi terribili eventi è l’ira, insorta in Achille, giustificata in seguito all’offesa arrecata al suo onore da Agamennone, che gli sottrae Briseide. Non partecipa alle battaglie, finché non muore Patroclo: Achille subisce il tragico contraccolpo di una colpa troppo insistita. Torna in battaglia per uccidere Ettore e rovescia sugli Achei ogni sorta di orrori. Qui Omero rappresenta la cecità e l’urgenza di una passione fuorviante in un grande personaggio.
Il poeta poi ha fatto sì che esista anche ciò che si leva sopra l’ira e la morte: la compensazione, ovvero la conciliazione. Gli dèi la esigono e Achille è pronto: accogli benignamente Priamo nella sua tenda e gli consegna il cadavere del figlio. Il poema dunque si chiude con la consapevolezza della comune fragilità umana.
Della guerra di Troia sono narrati solamente gli ultimi giorni, ma essa è presente in tutta la sua dimensione nell’episodio dell’ira. Essa compenetra come sfondo il poema dell’ira, ma essa non è solo una spedizione di eroi scelti che cercano di vendicare un ratto: è un evento universale, coinvolgendo la totalità degli Achei. Attraverso l’ira, L’Iliade ci introduce direttamente nella contrapposizione tra Oriente e Occidente che ha sempre giocato un ruolo di primo piano nella storia greca.
Così, è universale la visione del mondo nell‘Iliade: essa rende visibile la vastità onnicomprensiva della natura fino all’uomo e al suo sapere. Questa realtà terrena non è statica, ogni cosa si muove in un’incessante en-érgeia. Omero ha reso visibile l’ampia realtà di stirpi con il catalogo delle navi, e la totalità del mondo nel libro XVIII con la descrizione dello scudo di Achille.
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