Al corpus delle tragedie senecane appartengono nove composizioni di argomento mitologico e una pretesta; la maggior parte di tali opere risale molto probabilmente al periodo in cui Seneca fu precettore e consigliere di Nerone e ha per argomento le conseguenze nefaste di passioni smisurate nelle vicende di re e tiranni; esse furono scritte con un intento pedagogico, al fine di ammonire il futuro imperatore circa i rischi del potere dispotico e delle passioni smisurate che animano i vari protagonisti delle tragedie: Agamennone, Edipo, Ercole, Medea, Fedra, Atreo.
Tali tragedie probabilmente non erano destinate alla rappresentazione dinnanzi a un vasto pubblico ma alla lettura: così lasciano supporre gli espedienti tecnici che figurano nelle opere, come la rappresentazione di efferati delitti, e l’argomentazione assai delicata delle degenerazioni del potere tirannico. La struttura ravvisabile in tutte le opere presenta la contrapposizione tra la ragione, incarnata da personaggi secondari, e il furor dei protagonisti; prevale quasi sempre il secondo aspetto, e quindi le tragedie si rifanno al gusto del macabro prevalente ai tempi dell’autore. Il tono è quasi sempre declamatorio, a volte addirittura barocco; prevale inoltre lo stile concettoso.
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