Dal tramonto dell'idea di Dio deriva lo smarrimento dell'esistenza. Occorre avere il coraggio di guardare la realtà e la "caoticità a-razionale" del mondo e superare l'abisso che separa l'uomo dall'oltre-uomo. Ne consegue che, per Nietzsche, la morte di Dio rappresenta l'atto di nascita del Superuomo: dietro di sé c'è lo smarrimento; davanti a sé ci sono le infinite possibilità che scaturiscono dalla progettazione della propria esistenza.
La morte di Dio, che segna il tramonto della metafisica, significa per Nietzsche la fine del platonismo, definito dal filosofo la "metafisica dell'Occidente" e il Cristianesimo niente altro che "platonismo per il popolo". Il Superuomo è soprattutto un concetto filosofico: è colui che è in grado di accettare la vita, di rifiutare la morale cristiana tradizionale, di reggere la morte di Dio, di superare il nichilismo, di collocarsi nella prospettiva dell'eterno ritorno ponendosi come volontà di potenza. La volontà di potenza, propria del superuomo, è vista come libertà, creatrice che si erge sopra il caos imponendo i propri significati all'essere.
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