Cimon, Miltiadis filius, Atheniensis, celeriter ad principatum pervenit. Habebat enim eloquentiam, summam liberalitatem, magnam prudentiam in iure civili et in re militari, quod cum patre a puero in exercitibus fuerat. Itaque Cimon et populum urbanum in sua tenuit potestate et apud exercitum plurimum valuit auctoritate. Primum, imperator apud flumen Strymona, magnas copias Thracum fugavit, oppidum Amphipolim constituit eoque (e li) complures Athenienses in colognam misit. Postea, apud mycalem Cypriorum et Phoenicum classem devictam cepit eodemque die (e nel medesimo giorno) etiam in terra vicit. Namque, hostium navibus captis, statim ex classe copias sua eduxit barbarorumque maximam vim uno concursu prostravit. Hostibus disiectis, magna praeda exornatus, domum revertens, quod iam nonnullae (alcune, nom.) insulae propter acerbitatem imperii defecerant, bene animatas confirmavit, alienatas ad officium redire coegit. Scyrum quam (la quale, acc.) Dolopes incolebant, quod contumacius se gesserant, vaquefecit, sessores veteres urbe insulaque eiecit, agros civibus divisit.
Versione tradotta
Cimone, figlio di Miliziade, l'Ateniese, giunse velocemente al principato. Aveva infatti l'eloquenza, somma liberalità, grande prudenza in diritto civile e nell'arte militare, perchè era stato negli eserciti da fanciullo con il padre. E così Cimone tenne il popolo urbano nel suo potere e ebbe potere presso l'esercito. Per primo, l'imperatore presso il fiume Strimone, mise in fuga grandi truppe traci, fondò la città di Anfipoli e lì mandò in colonia molti Ateniesi. Poi, presso (mycalem) dei Ciprioti e Fenici prese la flotta sbaragliata e nel medesimo giorno vinse anche in terra. Infatti, prese le navi dei nemici, subito condusse le truppe fuori dalla sua flotta e prostrò con un solo scontro la grande forza dei barbari. Sconfitti i nemici, ornato di un grande bottino, ritornando a casa, poichè già alcune isole erano mancate a causa dell' (acerbitatem) dell'impero, rafforzò bene (animatas), iniziò a riportare le altre al dovere. I Dolopi che abitavano Sciro, poichè si mostravano ostinati, (vaquefecit) e (eiecit) i vecchi (sessores) in città e nell'isola, divise tra i cittadini i campi.
- Letteratura Latina
- Liber de excellentibus gentium (Cimon) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote