Publicani, homini honestissimi atque ornatissimi, suas rationes et copias in Asiam
provinciam contulerunt, quorum res et fortunas augeri vestra interest; deinde ex ceteris ordinibus homines navi atque industrii
partim ipsi in Asiam negotiantur, partim eorum in ea provincia pecunias magnas conlocatas habere. Est igitur humanitatis
vestrae videre multorum civium calamitate prohibere, est sapientiae vestrae videre multorum civium calamitatem re publica
seiunctam esse non posse.
Primum etenim parvi refert nos, publicanis amissis, vectigalia postea recuperare. Quod nos bellum
Asiaticum docuit, id certe, calamitate docti, memoria retinere debemus. Nam, cum in Asia permulti magnas res amiserunt, scimus
Romae fidem concidisse. Non enim una in civitate multi rem ac fortunas ita possunt amittere, ut non plures secum in eandem
calamitatem trahant.
Versione tradotta
I pubblicani, persone molto rispettabili e molto ricche, i cui patrimoni vi interessa siano accresciuti, hanno
portato i loro affari e le loro ricchezze nella provincia d'Asia; poi, delle persone molto attive ed operose di altri ceti
in parte commericiano esse stesse in Asia, in parte hanno collocato in quella provincia grandi ricchezze.
E' dunque
dovere della vostra umanità impedire la rovina di un gran numero di cittadini, è dovere della vostra saggezza capire che la
rovina di molti cittadini non può essere disgiunta dalla rovina dello Stato.
Innanzitutto, infatti, importa poco che
recuperiamo poi le imposte, se i pubblicani sono andati in rovina. Dobbiamo certamente ricordare ciò che ci ha insegnato la
guerra d'Asia, istruiti dalla disgrazia.
Infatti, quando moltissimi persero grandi ricchezze in Asia, sappiamo che a Roma
era crollato il credito.
Infatti in una stessa città molti non possono perdere le loro ricchezze senza trascinare parecchi
con sè nella medesima rovina.
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