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Industrializzazione e Classe Operaia

L'industrializzazione in Europa e i problemi legati alla classe operaia.

Durante gli ultimi decenni del XVIII secolo e la prima metà del XIX ebbe luogo la cosiddetta “rivoluzione industriale”, provocata dall’impiego di nuove fonti di energia, dall’invenzione delle prime macchine industriali e, conseguentemente, dalla radicale trasformazione dei metodi di produzione. Questo cambiamento iniziato in Inghilterra, era destinato a sconvolgere, nel campo economico e sociale, tutte le vecchie abitudini, a modificare i rapporti tra imprenditori e lavoratori.  Prime ad affermarsi furono le industrie tessili, ma in seguito, a causa della crescente richiesta di macchinari, importantissima divenne l’industria meccanica e siderurgica; l’industria estrattiva ebbe di conseguenza un enorme incremento.

Le nuove macchine rivoluzionarono anche il campo dei mezzi di trasporto:
nel 1807 lo statunitense Fulton costruì la prima imbarcazione a vapore; nel 1814 l’inglese Stephenson applicò la macchina a vapore a una locomotiva.
 

Intanto in Italia………. 

Contrariamente a quanto succedeva in Inghilterra, in Italia l’agricoltura rimase l’attività prevalente, mentre assai meno favorita fu l’industria, fatta eccezione per quella tessile del nord.
 
In Italia, negli anni 1870-80 numerose inchieste misero in luce l’arretratezza del tessuto economico sociale del paese e lo stato di miseria della maggioranza della popolazione: l’inchiesta industriale del 1870-1874 le analisi della questione meridionale condotte da Franchetti e Sonnino, l’inchiesta agraria diretta da Stefano Iacini, una controinchiesta promossa dal medico radicale Agostino Bertani. Questo materiale può apparire lontano o sembra coinvolgere solo estreme zone d’Italia ma basterebbe trascorrere un’ora scorrendo le schede dell’archivio di Stato a Sant’Ivo alla Sapienza in Roma per scoprire la diffusione di questi fenomeni trovando documenti che riguardano i nostri comuni, personaggi locali perfino dei nostri monti Cimini.

Contestualmente nello stesso archivio troviamo numeroso materiale che riguarda studi sul miglioramento delle tecniche di conduzione agraria e anche progetti per il miglioramento della produzione artigianato industriale (qui la forza motrice non è il vapore ma la turbina ad acqua) come le “Ferriere di Ronciglione”.

Le prime organizzazioni affermatesi nel mondo del lavoro erano state società di mutuo soccorso a carattere paternalistico. Dopo l’unificazione si erano diffusi orientamenti mazziniani che spingevano le tensioni sociali in senso repubblicano. Un’ immagine destinata ad avere grande fortuna come quella dell’internazionale “Sole dell’avvenire” si dovette a Garibaldi.

"Ciò permette di comprendere quella che è stata considerata una particolarità della storia del movimento operaio italiano, e cioè il fatto che le idee socialiste vi si diffondessero prima dell’industrializzazione e della formazione di un moderno proletariato di fabbrica. Gli “operai” erano perlopiù artigiani e lavoratori manuali non inseriti in strutture produttive capitalistiche, che spesso alternavano queste occupazioni con il lavoro agricolo".
 

Questo sforzo di miglioramento della produzione che già si avvertiva all’inizio dell’ 800, in Italia investe prevalentemente il settore agricolo, ed è per questo che ho citato Ronciglione che solo 50 anni prima del periodo che esaminiamo era il più grosso centro di produzione industriale metallurgica paragonabile alle attuali acciaierie Terni, ma che aveva come fonte di energia non la macchina a vapore ma energia potenziale ottenuta con la caduta dell’acqua.

Allo stesso modo forse in Italia con difficoltà possiamo ritrovare all’epoca dei centri ad alta densità demografica e con situazioni di vita abnormi (i letti all’interno di una famiglia composta da tutte persone anche bambini che lavorano in fabbrica, non hanno il tempo di raffreddarsi).

Lotte operaie

Negli anni 80 la diffusione del socialismo e il proliferare dei partiti operai, l’inizio della penetrazione del socialismo tra i contadini in Italia rappresentavano un ulteriore attacco all’influenza che la Chiesa poteva esercitare nella società contemporanea. Con l’enciclica Rerum Novarum del 1891 Leone XIII prese posizione nei confronti della questione sociale. La dottrina esposta da Leone XIII accoglie le esigenze del movimento operaio ma respinge la soluzione socialista rifiutando la concezione di lotta di classe.
 
Questa realtà sociale è studiata dagli economisti che hanno preceduto le analisi poi politiche e filosofiche di autori come Karl Marx.
 
In Inghilterra e poi in tutta Europa la rivoluzione industriale ebbe gravi ripercussioni sociali; i progressi dell’agricoltura e l’aumento demografico provocarono una forte emigrazione verso i nuovi centri industriali. Questi lavoratori, che per l’eccesso di manodopera vivevano nella paura della disoccupazione ed erano costretti ad accettare inumane condizioni di lavoro, costituirono una nuova classe sociale cui fu dato il nome di proletariato. Fin dai primi decenni dell’800, fremiti di ribellione cominciarono a scuotere le masse operaie e la “questione sociale” si impose in tutta la sua gravità.

Agli sforzi del proletariato di organizzarsi per difendere i loro diritti vennero incontro i primi assertori del socialismo. In Inghilterra, Robert Owen introdusse per primo nelle sue fabbriche innovazioni igieniche e sanitarie e mise in atto importanti esperimenti di collaborazione tra padroni e operai; alla sua azione sociale fece riscontro sul piano politico il “movimento cartista”.

Marx fa amare considerazioni di quanto è successo nel 1848: "Il proletariato parigino era stato costretto all’insurrezione di Giugno dalla Borghesia. In ciò era già contenuta la sua condanna […] il miglioramento della sua situazione […] era l’utopia dentro la repubblica borghese".
Questa realtà sociale è studiata dagli economisti che hanno preceduto le analisi poi politiche, filosofiche di autori come Karl Marx.

Anche Thomas Malthus, un economista inglese aveva considerato in modo catastrofico lo squilibrio tra il rapido aumento demografico e l’andamento della produzione di beni alimentari. Egli indicò le cause dalle quali deriva il disagio sociale: ogni specie di esseri viventi tende ad accrescersi secondo una progressione aritmetica (2,4,6,8……) mentre l’aumento della popolazione seguirebbe una progressione geometrica (2,4,8,16….). Finché i mezzi di sussistenza sono esuberanti, la popolazione aumenterebbe rapidamente seguendo la seconda progressione: a un certo punto la relativa lentezza nella progressione delle sussistenze farebbe sorgere “una lotta per l’esistenza”. Malthus pensa in un primo momento a mezzi repressivi, come le carestie, le guerre, le epidemie. Invece, in un secondo momento, propone mezzi preventivi, e in particolare l’educazione degli uomini al dominio sugli istinti sessuali, con una limitazione dei matrimoni e delle nascite, soprattutto da parte dei poveri.

Le leggi inglesi sull’assistenza ai poveri, diminuendo la malnutrizione e la mortalità infantile, impediscono l’azione naturale degli ostacoli repressivi all’incremento demografico. Malthus chiede perciò l’abolizione di alcune di queste leggi.
Come lui anche le analisi di Smith e di Ricardo vogliono prospettare una soluzione positiva per la crescita di questa “nuova” società ognuno evidenzia un problema e da una diversa soluzione per la ricchezza delle nazioni studiando il salario, la rendita, il profitto tra fattori della produzione: natura (fisiocratici) lavoro (classici) ed accumulazione di capitale.

Il movimento del “socialismo utopistico” ebbe come punto di partenza l’accettazione della rivoluzione industriale e l’analisi dei complessi problemi che ne derivavano. Per la loro soluzione, i primi socialisti furono portati a proporre, più che una linea di lotta politica e sociale, una nuova morale, umanitaria, diversa da quella puramente utilitaria e individualistica della borghesia; mentre il socialismo scientifico giungeva ad ipotizzare il superamento del sistema capitalistico ipotizzando una nuova società. .

Questa analisi viene sviluppata in modo originale da Marx il quale introdusse il materialismo storico ipotizzando una  società che fosse il risultato dell’opera e dell’attività della classe lavoratrice organizzata  e giunta alla dittatura del proletariato, società regolata economicamente con nuove regole (pianificazione).

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