Proseguendo il mio racconto, dico che, molto prima di giungere ai piedi dell’alta
torre, i nostri sguardi si diressero verso la sua sommità attratti da due fiammelle che vedemmo apparire lassù, e da un’altra
che rispondeva ai segnali da tanto lontano, che a stento il nostro sguardo poteva distinguerla. Allora mi rivolsi a Virgilio,
dicendo: ” Che significato ha questo segnale? e quale risposta dà quell’altra luce? e chi sono quelli che l’hanno accesa ? ” E
Virgilio di rimando: ” Sull’acqua melmosa puoi già scorgere colui che è atteso (da chi ha fatto i segnali), se i vapori che lo
stagno esala non lo celano ai tuoi occhi “. Nessuna corda d’arco scoccò mai una freccia che volasse nell’aria con una velocità
paragonabile a quella della piccola imbarcazione che vidi in quell’istante dirigersi sull’acqua verso di noi, pilotata da un
solo nocchiero, che urlava: ” Ti ho finalmente raggiunto, spirito malvagio! ” ” Flegiàs, Flegiàs, tu gridi inutilmente contro
di noi ” ribatte il mio maestro, “a non ci avrai in tuo potere che il tempo necessario per attraversare la palude fangosa.”
Come colui che apprende di essere stato gravemente ingannato, e allora prova rammarico, così divenne Flegiàs per l’ira che in
lui si raccolse. Virgilio scese nella barca, e poi mi fece scendere dopo di lui; soltanto quando anch’io fui entrato, essa
sembrò carica (gli abitanti dell’oltretomba, essendo esseri privi del corpo, non hanno peso). Non appena Virgilio e io fummo a
bordo, l’antica (perché coeva dell’inferno) barca cominciò a fendere l’acqua, immergendosi in essa più profondamente di quanto
non faccia di solito, quando trasporta le anime. Mentre solcavamo l’immobile palude, mi si parò davanti uno spirito coperto di
fango, e disse: “Chi sei tu che arrivi anzitempo (prima del termine stabilito, cioè prima della morte ) ? ” Ed io: ” Se arrivo,
non è certo per rimanere; ma chi sei tu, reso cosi sporco dal fango?” Rispose: “Vedi bene che sono uno di quelli che piangono
(cioè un dannato) “. Ed io: ” Restatene, anima maledetta, col pianto e col dolore; perché ti riconosco, anche se sei tutto
imbrattato di fango “. Allora allungò verso la barca entrambe le mani (per rovesciarla o per colpire Dante ); ma Virgilio
pronto lo respinse, dicendogli: ” Via di qui, vattene a stare con gli altri maledetti ! ” Poi mi abbraccio: mi baciò in viso, e
disse: “Anima fiera, sia benedetta colei che ti ha portato nel grembo! Quello fu in vita un prepotente; nessuna azione buona
abbellisce il ricordo che di sé ha lasciato: per questo la sua anima e qui in preda al furore. Quanti che si considerano adesso
nel mondo persone di grande importanza, qui staranno come porci nel fango, lasciando di sé il ricordo di atti spregevoli ! ” Ed
io: “Maestro, sarei molto desideroso, prima di uscire dalla palude, di vederlo immergere in questa melma”. E Virgilio: “Prima
che tu possa vedere la riva, sarai appagato: è giusto che tu goda del soddisfacimento di questo tuo desiderio” . Poco dopo vidi
gli iracondi fare di lui un tale scempio, che per esso ancora glorifico e rendo grazie a Dio. Tutti insieme gridavano: ”
Addosso a Filippo Argenti! “; e il rabbioso dannato fiorentino volgeva contro sé stesso la propria ira, dilaniandosi coi denti.
Lo abbandonammo a questo punto, in condizioni tali, che non occorre aggiungere altre parole; ma ecco che un suono doloroso
colpì il mio udito, per la qual cosa spalancai gli occhi guardando attentamente davanti a me. In questo canto il linguaggio è
sempre teso e ricco di movimento drammatico; il presente storico sbarro sottolinea la subitaneità della nuova impressione che
il Poeta avverte. Virgilio mi disse: ” Ormai, figlio, si avvicina la città chiamata Dite, coi suoi abitanti oppressi dal
dolore, col grande esercito (dei diavoli)”. Ed io: ” Maestro, distinguo già chiaramente laggiù nell’avvallamento le sue torri,
rosseggianti come se fossero uscite dal fuoco”. E Virgilio mi disse: “Il fuoco eterno che all’interno le arroventa, le fa
apparire rosse, come puoi vedere in questa parte bassa dell’inferno “. Arrivammo infine dentro i profondi fossati che difendono
quella città desolata: mi sembrava che le mura fossero di ferro. Non senza aver prima fatto un ampio giro, giungemmo in un
punto dove il nocchiero gridò ad alta voce: ” Uscite da qui (dalla barca): ecco la porta (della città di Dite) “. Vidi più di
mille diavoli a guardia delle porte, i quali con stizza dicevano: ” Chi e costui che ancora in vita visita il regno dei
morti?”. E il mio saggio maestro accennò di voler parlare con loro in disparte. Allora frenarono un poco la loro grande ira, e
dissero: “Vieni soltanto tu, e vada via quello, che con tanto ardire e penetrato in questo regno. Ripercorra da solo il cammino
temerario (fatto fin qui): provi, se ne è capace; perché tu, che gli hai fatto da guida in un paese così buio, resterai qui “.
Immagina, lettore, quanto mi perdetti d’animo nell’udire queste parole maledette, perché credetti di non poter mai più tornare
fra i vivi. ” Mia amata guida, che innumerevoli volte mi hai ridato coraggio e salvato dai grandi pericoli che mi si pararono
contro, non mi abbandonare ” dissi ” in questo stato di angoscia; e se non ci è consentito di andare avanti, ripercorriamo
subito insieme il cammino che abbiamo fatto (per venire fin qui). ” E Virgilio, che mi aveva condotto li, mi disse: “Non aver
paura; perché nessuno può precluderci il passaggio: tanto potente è colui dal quale è voluto. Tu attendimi qui, e conforta il
tuo animo prostrato alimentandolo con lasperanza che non inganna, poiché io non ti abbandonerò in questa parte bassa dell’
inferno (nel mondo basso)”. Così dicendo il mio padre affettuoso se ne va, e qui mi lascia solo, e io resto nel dubbio, poiché
nella mia testa il timore combatte con la speranza. Non potei udire quello che disse loro: ma egli non si trattenne a lungo là
con essi, che già ciascuno dei diavoli gareggiava in velocità con gli altri nel tornare correndo dentro le mura. Quei nostri
nemici chiusero le porte davanti a Virgilio, che restò fuori, e tornò verso di me con passi lenti. Teneva gli occhi abbassati
ed aveva un’espressione sfiduciata, e diceva sospirando: “Da chi mai mi viene impedito l’ingresso nelle sedi del dolore! “. E
rivolto a me: “Anche se io mi cruccio, non perderti d’animo, perché vincerò questa prova di forza, chiunque dentro le mura si
adoperi per vietarci l’ingresso. Questa loro presunzione non è nuova: perché già l’adoperarono davanti a una porta meno
interna, la quale si trova ancor oggi spalancata. Sopra di essa hai veduto l’iscrizione che parla della morte eterna: e
varcatala già scende per la china, passando di cerchio in cerchio senza guida o protezione, colui ad opera del quale la città
ci sarà aperta”.
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