Riassunto
Dopo aver radunato le fronde
intorno al cespuglio del suo concittadino, Dante giunge insieme a Virgilio, sul limitare del terzo girone. In questa parte del
settimo cerchio una lenta, inesorabile pioggia di fiamme si riversa sopra una distesa di sabbia infuocata. Tre gruppi di anime
soggiacciono a tre diversi tormenti: i bestemmiatori, violenti contro Dio, supini, espongono tutto il loro corpo al fuoco che
cade; gli usurai, violenti contro larte, stanno seduti, i sodomiti, violenti contro natura, devono camminare senza tregua. I
bestemmiatori sono i meno numerosi, ma i loro lamenti soverchíano quelli degli altri.
Fra loro spicca una figura gigantesca,
che sembra incurante del castigo divino. E Capaneo, uno dei sette re che assediarono Tebe, ucciso per la sua empietà dalla
folgore di Giove. Egli non ha perduto la sua arroganza e sfida, deridendolo, il signore dellOlimpo a colpirlo ancora una volta
con le armi forgiate da Vulcano e dal Ciclopi, ma Virgilio to redarguisce duramente.
I due poeti proseguono il loro cammino
finché arrivano nel punto in cui dalla selva dei suicidi esce un fiumicello rosso e bollente. I fiumi infernali hanno la loro
origine – spiega Virgilio – in terra. In mezzo al Mediterraneo cè unisola, un tempo ricca di vegetazione e felice, ora
deserta: Creta. Ivi, in una grotta allinterno del monte Ida, cè lenorme statua di un vecchio, che volge le spalle allEgitto
e tiene lo sguardo fisso in direzione di Roma. La sua testa è doro, il petto dargento, il ventre di rame, le gambe di ferro,
il piede destro, sul quale il simulacro poggia, di terracotta. Allinfuori del capo, ogni altra parte della statua presenta
fessure dalle quali sgorgano lagrime. Il pianto di questa statua forma i fiumi infernali e lo stagno Cocito.
Il canto si
conclude con i chiarimenti che Virgilio dà al discepolo sullubicazione del Flegetonte, il fiume di sangue che occupa il primo
girone e dal quale il fiumicello deriva, prendendone anche il nome, e del Letè, il fiume delloblio, le cui acque bagnano il
paradiso terrestre, in cima al monte del purgatorio.
Introduzione critica
Tre sono i motivi
fondamentali del canto: quello della ribellione del bestemmiatore (Capaneo), quello del pianto dellumanità colpevole che forma
i fiumi infernali (il Veglio di Creta), quello, paesistico, della pioggia di fuoco, che fa da sfondo agli altri due.
Il
motivo del paesaggio inumano è incominciato non appena i due poeti hanno varcato la soglia di Dite. Fin lì la natura era stata
quella terrestre, ma proiettata nello smisurato.
Era quasi unimmagine visiva del loro peccato quella che, attraverso forme
elementari di contrappasso, puniva gli incontinenti: fenomeni atmosferici (lussuriosi e golosi), ineluttabilità insita nel
ripetersi di uno stesso movimento (avari e prodighi) e, per contrapposto, la stasi assoluta di una palude (iracondi). Ma già
nella città delle arche la presenza del peccato è inscindibile dal paesaggio: la natura vi appare umanizzata, ma in senso
negativo; non è più soltanto natura terribile, manifestazione di una potenza superiore alluomo, ma giusta. Corrotta nel suo
intimo dal male, la natura è qui al tempo stesso strumento della giustizia divina, espressione diretta della colpa: la terra è
crivellata di sepolcri, impura, contaminata dalla presenza nel suo grembo degli eretici; il fuoco fa la sua prima comparsa,
emblema di una catarsi che afferma, al di là della morte, la perenne vita dello spirito. Il dato naturale (la pianura) non è
qui determinante; il paesaggio assume un significato soltanto per linclusione in esso del dato umano (le tombe). Questo, a sua
volta, è come riassorbito nella manifestazione terribile dellira divina (il fuoco). Considerazioni analoghe possono farsi per
il paesaggio nei tre gironi del cerchio dei violenti. Non lacqua, come nellalto inferno, riempie il letto del Flegetonte: è
il sangue, principio di vita, che infuria su coloro che lo hanno versato, mentre nella selva dei suicidi le forme della vita
appaiono come svuotate di linfa, ripiegate su se stesse, chiuse al futuro. La contraddizione che il male introduce nell
universo non è più qui un rapporto fra due dati in opposizione reciproca (lumanità peccatrice da un lato, la natura,
manifestazione del Dio vindice, dallaltro): le piante aride e contorte sono esse stesse i peccatori. La natura appare
stravolta, i principii dellumana esperienza negati, anche nel terzo girone: il fuoco, che abbiamo sempre veduto dirigersi
verso lalto (la stessa scienza medievale riconosceva in esso il più leggiero e, simbolicamente, per lo stretto legame che
univa fisica e metafisica, il più spirituale degli elementi), qui è attratto dalla forza di gravità, calamitato verso il posto
occupato da Lucifero. Possiamo misurare tutto il divario che corre tra un peccato di incontinenza e un peccato di violenza,
mettendo a confronto la pioggia del cerchio dei golosi con quella che tormenta i violenti contro Dio. Là il fenomeno
atmosferico non è essenzialmente diverso da quelli cui siamo avvezzi sulla terra, qui la struttura
stessa del fenomeno
smentisce, sia in senso empirico sia in senso simbolico, la sua manifestazione visibile: dallalto, su una landa deserta, non
scende il principio della vita, ma quello della consunzione violenta.
E ancora: non possiamo immaginare il fuoco altrimenti
che animato da un movimento rapido, insaziato, impaziente.
Qui, perché i dannati possono soffrire non solo la pena che è in
atto, ma anche quella che si prepara a colpirli, la discesa del fuoco è lenta, maestosa, riposata.
Per alcuni critici, la
contraddittorietà che caratterizza il paesaggio del canto quattordicesimo è presente, ma con una sottolineatura comica, anche
nel personaggio di Capaneo. Nella figura di questo ribelle, sotto la suggestione di unanalisi del De Sanctis, è stata
riscontrata una divergenza tra forza apparente e fiacchezza interiore, per cui Capaneo sarebbe soltanto un vanaglorioso. In
realtà, alla esatta interpretazione di questa figura nuoce il parallelo che viene di solito istituito fra essa e Farinata.
Indubbiamente nel magnanimo eretico cè una complessità di motivi che qui manca: i suoi sentimenti si manifestano a poco a
poco, dolorosamente emergendo dalla compattezza del suo atteggiamento iniziale; cè in essi un pudore e un senso delle
sfumature che sono del tutto ignoti al bestemmiatore del settimo cerchio. Questo non autorizza tuttavia una caratterizzazione
negativa di Capaneo. Dante lo ammira, pur condannandolo, come si può ammirare lo spettacolo di una indomita forza della natura.
In Capaneo laffermazione esclusiva e prepotente di sé non è né grottesca né comica; riflette piuttosto quelleroismo
esuberante e ingenuo che spinge i guerrieri omerici, o quelli che in una tragedia di Eschilo muovono allassalto di Tebe (e
qualcosa dello spirito di Eschilo è indubbiamente giunto sino a Dante attraverso Stazio), a vantare le proprie forze prima di
iniziare il duello con lavversario.
Il terzo motivo del canto, è quello dellinesorabile decadimento dellumanità
attraverso le successive fasi della sua storia.
Nella landa arroventata, ecco dimprovviso un ruscello. Ma questo ruscello
non è innocente, non ha nulla della freschezza dei ruscelletti del Casentino, così amorevolmente carezzati dalla parola di
maestro Adamo nella decima bolgia (Inferno XXX, 64-69), né è destinato a portare la vita: due argini di pietra provvedono ad
impedire che le sue acque fecondino la sabbia.
E anchesso unimmagine di desolazione: convoglia nellabisso del dolore il
pianto dellumanità colpevole e infelice. Lacqua, nel deserto, non è stata un miraggio; ma si è trattato di acqua inquinata,
espressione di un morbo irriducibile, non dellacqua che lava i peccati e restituisce la vita. Nel precipitare di roccia in
roccia dei fiumi infernali il significato del pianto non può essere che quello di un progressivo convertirsi del dolore nella
disperazione: il ghiaccio di Cocito è lespressione ultima di questo irrigidimento dello spirito.
- 200 e 300
- Riassunto e Critica Inferno
- Dante
- Letteratura Italiana - 200 e 300