Un numero crescente di persone ha trovato occupazione nel settore terziario. Quest’ultimo è il
settore che non produce manufatti, bensì servizi utili alla collettività: la distribuzione delle merci
(negozi, supermercati), i trasporti (tram, autobus, ferrovie), l’istruzione (scuole), l’organizzazione
sanitaria (ospedali, ambulatori, cliniche), le assicurazioni, le banche, gli alberghi, ecc.
Il settore terziario si distingue in:
- servizi pubblici, che riguardano tutta la collettività: negozi, trasporti, telefoni, poste, polizia, ecc.
- servizi privati, che riguardano le persone e le imprese produttive (industriali e artigianali): istruzione, assicurazioni, credito, assistenza e consulenza
Esso comprende:
- il commercio, cioè la distribuzione dei prodotti ai consumatori (negozi, supermercati e altri punti di vendita)
- i trasporti, cioè la distribuzione dei prodotti ai commercianti, la consegna delle materie prime alle imprese produttive e il movimento di persone all’interno del territorio italiano o all’estero
- i servizi turistici: alberghi, pensioni, ristoranti, musei, luoghi di divertimento, agenzie di viaggio, ecc.
- la pubblica amministrazione, cioè l’amministrazione relativa a uno Stato, che si occupa di conservare, accrescere e migliorare il patrimonio statale con il calcolo di quanto lo Stato incassa e spende per il funzionamento dei vari settori statali e della vita della comunità
- la finanza: il complesso di istituti (banche, società finanziarie e compagnie di assicurazione) e di persone che gestiscono il sistema del credito (ad esempio raccolgono denaro dai risparmiatori e lo investono in imprese economiche, per accrescere il capitale iniziale)
- numerosi altri servizi, offerti soprattutto dai centri urbani: centri di assistenza per le attività industriali (contabilità, manutenzione, pulizie), scuole, biblioteche, cinema e teatri, centri sportivi, discoteche, ecc.
Il settore terziario comprende anche altri servizi molto specializzati, complessivamente definiti
«terziario avanzato» o «quaternario», tra cui:
- la progettazione di nuovi prodotti e modelli da realizzare industrialmente
- la ricerca, svolta da scienziati e tecnici in molti campi (medicina, fisica, chimica, agraria, scienza dei materiali, ecc.)
- la pubblicità, studiata per invogliare il pubblico a comprare e ad usufruire di determinati prodotti o servizi, ma anche per informare e far riflettere su temi e problemi di pubblico interesse
- il marketing, cioè lo studio delle tecniche più adatte per vendere maggiormente un prodotto: una pubblicità, il prezzo più basso, ecc.
- la produzione di software in campo informatico
Alle attività di scambio si dedicano i commercianti, cioè coloro che si occupano della compravendita e agiscono da intermediari tra produttore e consumatore, e i trasportatori, cioè coloro che provvedono al movimento in Italia e all’estero delle materie prime, dei prodotti e dei passeggeri
(spedizionieri, camionisti, ferrovieri, piloti, marittimi, ecc.). Il commercio, dunque, si distingue in:
- commercio interno, svolto nel territorio italiano
- commercio estero, in continuo sviluppo, esercitato attraverso esportazioni di prodotti italiani e importazioni di prodotti stranieri.
I motivi per cui è necessario e possibile effettuare scambi commerciali sono i seguenti:
- da un luogo a un altro vi è diversità di produzioni: il commercio consente lo scambio di tali prodotti e la loro distribuzione in tutta l’Italia e all’estero
- può verificarsi eccedenza di una certa produzione in un luogo e carenza in un altro: il commercio permette di riequilibrare la situazione
- possono sussistere differenze di sviluppo economico e di cultura: in una zona povera si consumano, per lo più, prodotti alimentari di prima necessità; in una zona ricca si consumano anche prodotti «di lusso» (ad esempio vini pregiati)
I principali generi di scambio sono generi alimentari di consumo diretto; materie prime di uso
industriale; prodotti finiti, o manufatti. Le prime due categorie di beni (provenienti dal regno
vegetale, animale e minerale) hanno, in genere, come aree di partenza le zone economicamente
meno evolute e come aree di destinazione le zone a forte sviluppo industriale e con un’elevata
densità di popolazione. Al contrario, i flussi di manufatti hanno, in genere, direzione opposta e
servono sia a smaltire l’eccedenza di produzione dei Paesi industrializzati, sia a soddisfare la
domanda dei Paesi tecnologicamente meno evoluti, incapaci di produrli in proprio.
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