Jacopo Sannazaro è il più notevole esponente dell’umanesimo meridionale, che ebbe nella corte degli aragonesi a Napoli il suo centro di irradiazione. Compose opere sia in latino che in volgare.
Furono le opere in latino che valsero al Sannazaro l’ingresso nell’accademia pontaniana dove fu considerato uno dei soci più prestigiosi. Esse rilevano la profonda cultura umanistica del Sannazzaro, soprattutto il suo culto per le belle forme, eleganti e raffinate, dei poeti classici, specialmente di Virgilio, che egli seppe perfettamente imitare e riecheggiare.
Il Sannazaro scrisse in latino cinque egloghe piscatorie, che hanno per protagonisti pescatori del golfo di Napoli; tre libri di elegie e tre di epigrammi di argomento vario, spesso autobiografico, il de partu virginis, un poema sacro in eleganti esametri, sul tema miracoloso della natività.
In volgare Sannazaro scrisse i gliommeri, in endecasillabi,componimenti poetici di origine popolaresca in dialetto napoletano, simili alle filastrocche, di argomenti vari, spesso bizzarri e scherzosi; le farse, preparate dalle feste di corte, le Rime, liriche di imitazione petrarchesca, fra cui spiccano quelle amorose scritte per due donne a lui molto care; infine l’opera maggiore, l’Arcadia, a cui il poeta dovette la fama per lunghi anni.
L’Arcadia è un romanzo pastorale composto di dodici prose intercalate da altrettante egloghe in versi.
Esso prende il nome da una regione montuosa del Peloponneso, abitata prevalentemente da rozzi pastori. I poeti antichi la idealizzarono considerando la terra dei loro sogni di evasione dalla realtà e immaginandola abitata da gente semplice che viveva una vita serena ed innocente in intimo contatto con la natura, senza problemi o turbamenti di sorta, allietata dalle gioie dell’amore, della caccia dei giochi, della poesia, della danza e del canto. Il romanzo è a sfondo autobiografico, collocato nel contesto della cultura umanistica esso rispecchia la tendenza rinascimentale all’idillio, all’evasione, cioè, dalla realtà per rifugiarsi in un mondo ideale di pace e di serenità,in intima comunione con la natura.
Si tratta di un’opera d’ispirazione quasi esclusivamente libresca e letteraria, priva cioè di naturalezza e di spontaneità, costruita a freddo, tutta ricalcata da immagini, idee e situazioni degli attori classici, con periodi molto elaborati di struttura studiatamente latina, che procedono lenti, prolissi e monotoni.
- 400 e 500
- Letteratura Italiana - 400 e 500