La metafisica dei corpi è l’unica metafisica possibile una volta mostrata l’impossibilità delle altre. Essa viene esposta nelle sue linee essenziali nei Princìpi metafisici della scienza della natura (1786). à facile riconoscervi una rielaborazione della philosophia naturalis newtoniana, vista però (probabilmente a buon diritto) non come una scienza empirico-sperimentale sul modello galileiano, ma piuttosto come un sistema di proposizioni ricavabili a priori dalla struttura percettiva dell’uomo proiettata sui suoi concetti puri. I «teoremi» vengono così ricavati dai princìpi costruiti nella Critica, e sono articolati in «Foronomia» (cioò cinematica, in corrispondenza delle categorie della quantità ), «Dinamica» (qualità ), «Meccanica» (relazione), «Fenomenologia» (dottrina del movimento in rapporto al modo di rappresentarlo, cioò teoria della relatività galileiana, in corrispondenza alla modalità ). à molto facile accusare l’esposizione Kantiana di una notevole macchinosità . à opportuno però osservare che si tratta dell’ultimo grande tentativo di comprendere — all’interno di una struttura filosofica «classica» — la scienza naturale nei suoi princìpi, nei suoi sviluppi e nelle sue intenzioni. Kant possedeva del resto una notevole sensibilità scientifica: a lui si deve per esempio la prima formulazione dell’ipotesi sulla nascita del sistema solare (nota come «ipotesi Kant-Laplace»), che ò sostanzialmente accettata fino ad oggi. La metafisica dei corpi non rappresenta però quella soddisfazione di cui andava in cerca la ragione umana. Così termina infatti l’esposizione, che si ò occupata nelle ultime righe sul concetto di «vuoto»: E così la teoria metafisica dei corpi termina con il vuoto e proprio per questo con l’incomprensibile; in ciò essa ha un destino simile a quello di tutti gli altri tentativi della ragione quando essa, risalendo ai princìpi, tenta di raggiungere le prime cause delle cose; infatti la sua natura comporta di non comprendere mai niente che non sia determinato sotto date condizioni e dunque nè può fermarsi al condizionato, nè può afferrare l’incondizionato; alla ragione allora, quando il desiderio di conoscere la spinge ad afferrare l’assoluta totalità di tutte le condizioni, non rimane altro che tornare dagli oggetti a sè stessa, per ricercare e determinare, anzichè gli ultimi confini delle cose, l’ultimo confine della sua propria possibilità lasciata a sè stessa (Princìpi metafisici, A 158). In un certo senso, dunque, anche la metafisica dei corpi pone domande superiori ai limiti della ragione e rimanda alla filosofia trascendentale come al sapere più alto.
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