Keynes, in Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta del 1936, espose una teoria in base alla quale il meccanismo capitalistico, una volta entrato in crisi, non è capace di riprendersi da solo, ma ha bisogno dell’intervento dello Stato. Infatti, secondo l’economista, non ha senso ridurre gli stipendi dei lavoratori perché in questo modo, anche se si riducono le spese per l’azienda, si riduce il potere d’acquisto e si ha un calo delle vendite. Lo Stato, invece, intervenendo, può rimettere in moto la domanda aggregata (cioè la produzione dei beni), aumentare l’occupazione e i salari, favorendo la ripresa economica e l’uscita dalla crisi. La crisi del ’29, dunque, fu superata grazie l’intervento dello Stato.
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