KOUROI E KORAI. Nella cultura occidentale l’arte greca ha sempre goduto di una collocazione e di una considerazione particolari, costituendo per lunghi periodi un modello assoluto e quasi sovratemporale, divenendo punto di riferimento ideale per l’attività degli artisti. La grande produzione scultorea greca trovò la sua più celebrata espressione in due principali filoni che si svilupparono parallelamente e insieme in stretta connessione tra di loro: la grande statuaria e la scultura frontonale.
Al centro della plastica arcaica ci sono senza dubbio i tipi di kouros e delle kore, di cui oggi contano rispettivamente 500 e 350 esemplari interi e frammentari.
I KOUROI: CARATTERISTICHE. I kouroi sono giovani nel fiore dell’età, nudi, con i capelli lunghi e senza alcun attributo, in una posa identica in tutto il mondo greco: il capo eretto, le braccia abbandonate lungo i fianchi, i pugni chiusi, la gamba sinistra leggermente avanzata a significare che procedono lentamente verso lo spettatore, ma con entrambi i piedi saldamente piantati a terra. La posa viene dall’Egitto, dove da quasi due millenni era utilizzata per la rappresentazione di figure maschile di alto rango. Dall’inizio del VI secolo a.C. essa appare universalmente diffusa, con un’unica importante variante rispetto ai modelli egizi: l’eliminazione del corto perizoma attorno ai fianchi, perché la completa nudità richiama, secondo una consuetudine greca, la bellezza virile pura e assoluta, propria non degli uomini ma degli dei e degli atleti vittoriosi.
KORA: COSA SONO. Le korai sono invece fanciulle vestite con ricercatezza in atteggiamento di offerenti, solitamente con la mano sinistra che regge la veste all’altezza dell’anca e la destra che presenta il dono alla divinità.
Entrambe le tipologie servivano come doni votivi nei santuari e come insegna funebre nei cimiteri, dove indicavano la presenza di una tomba. Nel primo caso potevano rappresentare indifferentemente il donatore, la divinità o fanciulli e fanciulle senza nome posti al suo servizio; nel secondo rappresentavano sempre il defunto in forma idealizzata, indipendentemente dalla sua età e dalla sua condizione. Per i greci del VI secolo a. C non contava tanto il soggetto della statua quanto le sue dimensioni, il materiale, la finezza dell’esecuzione e il costo.
KOUROS DEL SOUNION. Nel kouros del Sounion la figura maschile, con i suoi tre metri e mezzo di altezza, illustra chiaramente la passione per la monumentalità che caratterizza la plastica greca nella seconda metà del VII secolo. In questo kouros, monumentali non sono solo le dimensioni, ma anche la concezione dell’impianto: l’imponenza è resa dalle enormi membra, e in particolare dalle spalle e dalla potenza delle gambe, realizzate a blocchi compatti interrotti dalle nodose giunture delle ginocchia. Anche il viso, incorniciato dalla massa della capigliatura a elementi globulari, appare monumentale nella sua impostazione: gli enormi occhi sporgenti, quasi disegnati, contrastano con la morbidezza plastica delle guance.
KORE DI NIKANDRE. La fanciulla, corrispettivo femminile del kouros, vede la propria primitiva redazione nella Kore di Nikandre, realizzata a Naxos in un momento di particolare potenza politica. La statua, che raggiunge con la base i due metri, rappresenta il più antico documento di scultura monumentale greca, e la prima kore pervenuta quasi interamente. Mancano parte del braccio sinistro e gli oggetti di metallo che ne costituivano l’ornamento. Nikandre è la fanciulla che dedica l’immagine ad Artemide, come recita la dedica incisa sul lato della figura: la statua, molto corrosa, rappresenta probabilmente un ex – voto nel santuario della dea a Delos, antico centro di culto apollineo e luogo d’incontro dei mondi greco e orientale.
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