ADELCHI DI ALESSANDRO MANZONI: POESIA, STORIA E POLITICA: SAGGIO BREVE SVOLTO. Dopo aver rifiutato sia i classici, sia gli aspetti più individualistici del Romanticismo, incapace di intendere la poetica in altri termini, Alessandro Manzoni dà vita ad una forma di poesia che si propone “l’utile come scopo, il vero per oggetto, l’interessante per mezzo”. L’arte insomma deve avere per fine l’utile morale e pratica degli uomini e tradurre in funzione formativa ed educativa, in tal senso deve fondarsi sul vero storico e sulla realtà, i cui limiti di ricerca e indagine vengono ad essere colmati dal “vero poetico” e, quindi, dal poeta, che riesce a penetrare con l’immaginazione nella superficie dei fatti storici e quindi nell’animo degli uomini per coglierne i più intimi pensieri. Ma per risultare utile e comunicare il vero l’arte deve servirsi di una materia e di argomenti che interessino e coinvolgano il maggior numero di individui, il pubblico più ampio possibile; contenuti, quindi, nei quali il pubblico ritrovi la propria identità culturale e sociale, ma soprattutto nazionale.
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SAGGIO BREVE SULL'ADELCHI: IL CORO. E il coro, uno degli aspetti più innovativi della tragedia manzoniana, diventa uno spazio “extra – narrativo” in cui l’autore può dar voce a quella esigenza di un’arte obiettiva che si ispira al vero storico, assistita da commenti ad interpretazioni personali in funzione della finalità educativa che la tragedia si propone, ma che soprattutto Manzoni si propone, e dunque da leggere come messaggio morale e/o politico.
Ed è qui che la poesia storica diventa poesia politica, proprio nel momento in cui l’autore si propone di perseguire l’utile e quindi di formare e migliorare l’uomo spiritualmente e moralmente, culturalmente e politicamente.
L’Adelchi rappresenta, proprio per questo, una delle migliori espressioni del pensiero e dell’arte manzoniana.
Nella tragedia la riflessione manzoniana si indirizza infatti verso il tema del rapporto tra storia e politica: l’opera è incentrata su di un attento lavoro di ricostruzione storica della società longobarda che ne accentua il realismo storico e rievoca episodi dell’ultimo periodo della dominazione longobarda in Italia e in particolare nel coro dell’atto III, scontro tra franchi e longobardi; lo sgomento e l’esultanza degli italiani per la sconfitta dei longobardi, sono poi amaramente commentati da Manzoni con la previsione della servitù sotto i Franchi perché non si può sperare di ottenere libertà se non da se stessi.
Il messaggio contenuto nel coro vale anche come commento della storia contemporanea a Manzoni, la rappresentazione della condizione servile degli antichi italiani si accompagna alle rivendicazioni di una loro rinascita morale e di una riacquistata consapevolezza e dignità, nella convinzione che solo per questa via si possa costruire un’autonoma nazione civile; così quello di Manzoni è una spinta affinché gli italiani diventino essi stessi artefici del loro destino ed escano da quella misera condizione di “volgo disperso che nome non ha”.
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