Assai complesso e storicamente significativo, il Futurismo, si impone sulla scena del XX sec., prima di tutto come ideologia, atteggiamento culturale e politico, nonché stile di vita. “Futurismo”, fu il termine usato per indicare il rifiuto delle poetiche del passato (dei modi di pensiero, di sentimento e di costume), in una proiezione rumorosa verso il futuro. Le origini remote, che in qualche modo hanno influenzato i futuristi, si possono annoverare in quel clima positivista dell’avanguardia europea ottocentesca. Inizialmente, infatti a caratterizzare gli esordi del Futurismo fu proprio una certa impostazione anarchica e socialista, causa di quella spinta antiborghese, per cui spesso gli operai lo appoggiavano, mentre la borghesia lo contrastava ferita e sdegnata. Il movimento futurista, andò diffondendo le proprie ragioni attraverso una serie di Manifesti, estendendosi dalla letteratura alle arti figurative. Il primo Manifesto Futurista, fu redatto nel 1905 dal suo fondatore Filippo Tommaso Marinetti. Si proponevano, in esso, di voler liberare l’Italia dalla sua “fetida cancrena di professori, archeologi e ciceroni, di voler esaltare in letteratura, il movimento aggressivo, la bellezza della velocità, la lotta, la guerra e il disprezzo della donna ( miti che più tardi alimentarono fascismi e nazionalismi, e che coinvolsero in prima persona gli stessi letterati e pittori futuristi, chiamati al fronte nel 1915 durante la I Guerra Mondiale). L’esposizione di temi nuovi e moderni, metafore, immagini, l’invenzione del “verso libero” che si sostituì alla metrica tradizionale e nella pittura e scultura , l’esaltazione della realtà tecnologica e dinamica, inevitabilmente portarono al crollo decisivo di tutti i codici formali dell’arte in genere.
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