Molti furono i Paesi europei che tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta avevano abbandonato le forme di democrazia parlamentare per sistemi autoritari. La destra autoritaria era salita pure in Belgio, Portogallo e Grecia.
Germania ed Italia avevano superato ogni divergenza. Il cancelliere austriaco fu spinto alle dimissioni da Hitler e al suo posto ne salì uno filonazista che nel marzo ’38, adducendo l’improbabile pretesto di disordini in atto, fece giungere truppe tedesche in Austria e con un plebiscito nell’aprile dello stesso anno proclamò l’annessione alla Germania.
Di fronte a ciò Mussolini si dichiarò indifferente poiché tutto sommato si era realizzato il principio di autodeterminazione dei popoli. Di simile opinione, anche per conservare la politica dell’appeasement, si mostrarono pure Francia ed Inghilterra.
Pochi mesi dopo Hitler decise di riappropriarsi del territorio dei Sudeti, interno al territorio Cecoslovacco e a maggioranza tedesca. La Cecoslovacchia era legata con una alleanza alla Francia e faceva parte della Società delle Nazioni. Per evitare l’apertura di un nuovo conflitto, Mussolini fece da mediatore e fece convocare a Monaco il 29 e 30 Settembre ’38 una conferenza a cui dovevano aderire lui stesso, Chamberlain, Daladier e Hitler. Il tutto si concluse con il totale cedimento alle richieste naziste.
Si voleva mantenere la pace, Churchill affermava: “Potevano scegliere tra disonore e guerra, hanno scelto il disonore, avranno la guerra”.
Di lì a poco le truppe tedesche occuparono Praga e imposero alla rimanente Cecoslovacchia il controllo tedesco. Hitler non aveva più nessuna giustificazione e i timori di Churchill si confermavano sensati.
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