Bello Punico secundo L. Aemilius Paulus P. Terentius Varro contra Hannibalem mittuntur Fabioque succedunt, qui abiens ambo consules monuit, ut Hannibalem, callidum et inpatientem ducem, vincerent proelium differendo. Tamen impatientia Varronis consulis factum est ut apud vicum, qui Cannae appellatur in Apulia, pugnaretur amboque consules ab Hannibale vincerentur. In ea pugna tria milia Afrorum pereunt; magna pars de exercitu Hannibalis sauciatur. Nullo tamen proelio Punico Romani gravius victi sunt. Periit enim in eo consul Aemilius Paulus, consulares aut praetorii XX, senatores capti aut occisi sunt XXX, nobiles viri CCC, militum XL milia, equitum III milia et quingenti. In quibus malis nemo tamen Romanorum pacis mentionem faciebat, immo ultimae victoriae spes numquam deficiebatur. Servi, quod numquam ante factum est, manumissi et milites facti sunt. Post eam pugnam multae Italiae civitates, quae Romanis paruerant, se ad Hannibalem transtulerunt.
Versione tradotta
Durante la seconda guerra punica Lucio Emilio Paolo e Publio Terenzio Varrone sono inviati contro Annibale e succedono a Fabio, il quale, lasciando il comando (abiens), esortò ambedue i consoli a sconfiggere Annibale, generale astuto e impaziente, differendo il combattimento. Tuttavia, per l'impazienza del console Varrone, accadde che si combatté presso una località, in Puglia, che era chiamata Canne, e che entrambi i consoli furono sconfitti da Annibale. In quella battaglia muoiono tremila Africani; gran parte dell'esercito di Annibale è ferita. In nessun combattimento della guerra punica (lett. punico) i Romani furono sconfitti più gravemente. Infatti in quello scontro morì il console Emilio Paolo, furono catturati o uccisi venti consolari o pretori, trenta senatori, trecento nobili, quarantamila soldati, tremilacinquecento cavalieri. Tuttavia, in così grandi sventure, nessuno dei Romani faceva menzione della pace, anzi non veniva mai meno la speranza della vittoria finale. Gli schiavi, cosa che non fu mai fatta prima, vennero liberati e fatti soldati. Dopo questa battaglia molte popolazioni dell'Italia, che erano sottoposte ai Romani, passarono ad Annibale.
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