La poesia La capra di Umberto Saba è contenuta nella sezione Casa e campagna del Canzoniere, il libro che raccoglie le poesie dell’autore triestino. Gli animali ricorrono spesso nella poesia di Umberto Saba, pensiamo, per esempio, alla poesia A mia moglie dove la compagna del poeta viene paragonata a una serie di animali.
“La capra” di Umberto Saba: il testo
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
dalla pioggia, belava.
Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
“La capra” di Umberto Saba: metrica e forma
La ritmica della poesia è scandita da rime, assonanze, enjambements. Lo stile è tendenzialmente quotidiano, ma arricchito da preziosismi lessicali quali “celia” e “querelarsi”. La poesia è divisa in tre strofe di endecasillabi e settenari, tranne l’ultimo verso che è quinario.
“La capra” di Umberto Saba: analisi e interpretazione
L’incontro con una capra stimola la riflessione del poeta che percepisce una sintonia fra la condizione della capra (legata, bagnata e belante) e la sofferenza alla quale sono esposti tutti gli esseri viventi. La capra diventa un simbolo universale di sofferenza: è in una situazione di prigionia, esposta alla pioggia e il suo belato assomiglia a un lamento. Il poeta – dotato per natura di una sensibilità maggiore rispetto agli altri individui – riesce a percepire come anche un animale possa soffrire. È una posizione molto simile a quella del pessimismo cosmico leopardiano.
La capra viene descritta con un viso “semita” e questo aggettivo sembra accentuare ancora di più l’empatia con il poeta, visto che Saba era, appunto, di nazionalità ebrea.
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- Umberto Saba
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