Dux Romanae pudicitiae Lucretia, cuius virilis animus maligno errore fortunae muliebre corpus sortitus
est, a Sexto Tarquinio regis Superbi filio per vim stuprum pati coacta, cum gravissimis verbis iniuriam suam in concilio
necessariorum deplorasset, ferro se, quod veste tectum adtulerat, interemit causamque tam animoso interitu imperium consulare
pro regio permutandi populo Romano praebuit. Atque haec inlatam iniuriam non tulit: Verginius plebei generis, sed patricii vir
spiritus, ne probro contaminaretur domus sua, proprio sanguini non pepercit: nam cum Appius Claudius decemvir filiae eius
virginis stuprum potestatis viribus fretus pertinacius expeteret, deductam in forum puellam occidit pudicaeque interemptor quam
corruptae pater esse maluit. Nec alio robore animi praeditus fuit Pontius Aufidianus eques Romanus, qui, postquam conperit
filiae suae virginitatem a paedagogo proditam Fannio Saturnino, non contentus sceleratum servum adfecisse supplicio, etiam
ipsam puellam necavit. Ita ne turpes eius nuptias celebraret, acerbas exequias duxit.
Versione tradotta
Lucrezia che detiene il primato di
pudicizia romana, al cui animo virile toccò per un cattivo sbaglio della sorte un corpo di donna, costretta con la forza da
Sesto Tarquinio, figlio del re Superbo, a sopportare lo stupro, dopo aver deplorato con parole molto atroci il suo oltraggio in
una riunione di famiglia, si uccise con un pugnale che aveva portato nascosto sotto il vestito con una morte così audace offrì
al popolo romano il pretesto per sostituire alla monarchia il potere del consolato. E costei non sopportò unoffesa recata:
Virginio, uomo di famiglia plebea ma di animo nobile, perché la sua casa non fosse contaminata dal disonore, non risparmiò il
proprio sangue; infatti dal momento che il decemviro Appio Claudio, confidando nelle forze del potere attentava con troppa
insistenza alla verginità di sua figlia, uccise la figlia dopo averla condotta nel foro e preferì essere luccisore di una
fanciulla pudica piuttosto che il padre di una disonorata. E non con diversa forza danimo fu fornito il cavaliere romano
Ponzio Aufidiano che, avendo saputo che a sua figlia era stata tolta la verginità dal pedagogo Fannio Saturnino, non contento
di aver giustiziato il servo folle, uccise anche la fanciulla stessa. Così, per non celebrare le nozze vergognose, celebrò le
esequie dolorose.
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