La Città che Sale: la prima opera futurista di Umberto Boccioni
“La Città che Sale” è un importante dipinto ad olio su tela realizzato dal pittore italiano Umberto Boccioni nel 1910. Nel 1912 il quadro fu acquistato dal musicista Ferruccio Busoni nel corso della mostra d’opere futuriste itineranti in Europa. Attualmente è esposto al Museum of Modern Art di New York, mentre il suo bozzetto preparatorio è presente nella collezione della Pinacoteca di Brera a Milano. Il titolo iniziale dell’opera era “Il lavoro“: Boccioni prese spunto dalla vista di Milano che si vedeva dal balcone della casa dove abitava ma, agli elementi realistici presenti nel panorama come il cantiere, unì una visione movimentata e dinamica rendendo la sua opera un vero e proprio simbolo del Futurismo.
Leggi anche:
La Città che Sale: la composizione e la tecnica
Per quanto riguarda la composizione, Boccioni ne “La Città che Sale” sfrutta un impianto piuttosto tradizionale collocando in basso le figura in primo piano e in alto quelle in lontananza, posizionate su piani più profondi. Seguendo questa analisi, l’opera può essere suddivisa in tre fasce orizzontali: in basso appaiono figure umane realizzate secondo linee oblique che ne evidenziano lo sforzo dinamico; al centro dominano la scena una serie di cavalli dai colori accesi; nel terzo piano in lontananza appare lo sfondo di una periferia urbana, che potrebbe essere un quartiere di Milano in costruzione. Analizzando, invece, la tecnica è chiara l’influenza ancora viva del divisionismo di Gaetano Previati: le pennellate sono tratteggiate e hanno andamenti ben direzionati, anche se è chiaro già lo stampo futuristica di Boccioni in quanto il suo intento è quello di donare dinamicità ai volumi fino a far perdere loro consistenza e peso.
La Città che Sale: un vortice di movimento per esaltare il progresso che avanza
In una visione globale de “La Città che Sale”, l’opera può essere intesa come un vortice di movimento e luce atta a rappresentare il progresso come forza inarrestabile che avanza. I protagonisti del quadro sono gli uomini e i cavalli che, grazie alla tecnica pittorica, si fondono insieme esaltando quello sforzo dinamico che è l’elemento chiave di tutta la composizione. In questo senso il lavoro di Boccioni si identifica come vera e propria opera futurista in quanto è dominata dall’esaltazione del lavoro e dall’importanza della città moderna plasmata sulle esigenze del nuovo concetto di uomo del futuro.
- Tesine