Prope rivi ripam columba albas pennas lavabat,cum fortein rivo parvam formicam videt. Aqua rapida est,ripae quoque altae sunt:iam bestiola undarum copia est obruta. Tunc multis lacrimis avem timide orat:alba colomba auxilium tuum mihi da!. Tunc colomba herbam villico secat et besticolae dat. Illa in undis statim enatat et:Amicam servavisti,inquit,parva sum ,sed non ingrata!et ripae altas erbas mox petit. Venator autem, dum aquam haurit , columbam in ripa videt et putat iam praedam suam. Itaque sine mora sagittam capit,sed formica,grata,venatoris pedes mordet. Venator dolre gemitum emittit, sagitta in terram cadit . avis , venatoris gemitu, periculum sentit et ad silvam statim avolat,libera formicae opera
Versione tradotta
Vicino alla riva di un ruscello una colomba lavava le penne bianche, quando vide per caso una piccola formica. L'acqua è ripida, le rive sono anche alte: già la bestiola è coperta dall'abbondanza dell'acqua. Allora preva con molte lacrime timidamente l'uccello: bianca colomba dammi il tuo aiuto! Allora la colomba taglia un filo di erba e lo da alla bestiola. Quella nuota nelle onde e disse: hai salvato un'amica, sono piccola ma non ingrata! e si diresse verso le alte erbe della riva. Un cacciatore tuttavia, mentre beve l'acqua, vede sulla riva la colomba e la ritiene sua preda. E così senza indugio prende una freccia, ma la formica, grata, morde i piedi del cacciatore. Il cacciatore emette un gemito di dolore, e la freccia cade a terra. L'uccello, al gemito del cacciatore, capisce il pericolo e vola subito verso il bosco, libera grazie all'intervento della formica.
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